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La rabbia del Brasile contro i Mondiali

Questo articolo è ripreso da BloGlobal Opi – Osservatorio di politica internazionale, un portale di analisi e approfondimento sulla realtà politica ed economica internazionale.

Continuano gli incidenti e gli scontri tra manifestanti anti-mondiali di calcio FIFA e forze di polizia per le strade e le favelas di Rio de Janeiro, San Paolo, Recife, Belo Horizonte, Brasilia e Manaus e in tutte le altre principali città del Paese sudamericano. I maggiori incidenti si sono registrati nel quartiere di Taboao, nell’area di Guarulhos, l’aeroporto internazionale di San Paolo, dove gli agenti hanno sparato gas lacrimogeni per disperdere i manifestanti che hanno risposto con un fitto lancio di pietre e l’incendio di auto e pneumatici per bloccare le strade.

Secondo i media locali sono 234 le persone arrestate. Così, a poco meno di un mese (12 giugno) dall’inizio di una delle più grandi manifestazioni sportive al mondo, cortei e violenze non accennano a diminuire. La rabbia contro i mondiali è dovuta soprattutto alle enormi somme di denaro spese per allestirli che secondo i manifestanti potevano essere investiti invece per la costruzione di opere di valore sociale e per migliorare i trasporti, l’istruzione, l’edilizia e la sanità.

Secondo le ultime statistiche i costi complessivi sarebbero più che triplicati raggiungendo la considerevole cifra di 11 miliardi di dollari. Il governo, che teme nuovi incidenti come in occasione della Confederations Cup FIFA e la visita del Papa del giugno-luglio 2013, oltre a lanciare un dialogo con tutte le parti sociali, ha comunque annunciato che manterrà alta la guardia, soprattutto nelle 12 città che ospiteranno gli incontri.

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