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Renzi, la tartaruga e il cavallo

Pubblichiamo l’editoriale di Antonello Di Mario* che uscirà su “Fabbrica Società, il giornale della Uilm on line da domani mattina.

Ogni tanto una buona notizia, cioè la crescita annua dell’1,6 per cento della produzione industriale. Era da agosto di tre anni fa che non si registrava una dato simile. È un segno appena percettibile della possibilità di passare dalla peggior crisi ad un inizio di ripresa. La situazione contingente ancora non aiuta l’ottimismo: nel 2014 si prevede in ambito nazionale una crescita del Pil dello 0,5 per cento, una disoccupazione complessiva del 13 per cento, una disoccupazione giovanile superiore al 45 per cento.

Lavoratori ed imprese, quindi, destinati a tirare la cinghia. Di fatto, la percentuale positiva della produzione industriale è come una fiammella accesa nel buio più profondo. Una luce che rappresenta l’Italia che può farcela se riesce a fare le riforme, a garantire la governabilità, ad alzare la testa soprattutto nel prossimo semestre di presidenza italiana in Europa. Insomma, ce la si può fare partendo proprio da una rinascita industriale che, per essere tale, deve poggiare su un Paese che riesce a fare sistema. Si deve far squadra, per porre in essere una politica industriale, moderna, efficace ed europea, con una medesima logica comune tra lavoratori, imprese ed istituzioni.

Lo abbiamo scritto più volte: per agganciare la crescita, da soli si va veloci, ma insieme si può andare lontano. E’ ormai un dato di fatto che resistono e si sviluppano solo quelle imprese capaci di esportare ed internazionalizzarsi. In questo senso, ci ha fatto piacere la metafora usata dal premier Matteo Renzi nel suo recente viaggio in Asia insieme ad una delegazioni di imprenditori italiani: “Abbiamo da fare un miracolo –ha detto il giovane Presidente del Consiglio- tenere insieme la tartaruga e il cavallo, la prudenza e la saggezza, insieme alla capacità di correre”.

Un cammino che impone la difesa ed il rilancio della manifattura nei processi economici della Ue, attraverso ceti produttivi impegnati ad innovare costantemente, ad investire nelle competenze scientifiche e tecnologiche, non trascurando le potenzialità del Mezzogiorno. In questo contesto non può andare perduta la possibilità di attuare una coerente politica economica e fiscale, dato che, per le recenti decisioni della Bce, il nostro tasso di interesse sui titoli decennali è sceso al 2,7 per cento, allineandosi a quelli americani ed inglesi.

È la situazione idonea per attuare una semplificazione del diritto, una fiscalità sostenibile, infrastrutturazioni materiali ed immateriali. Anche le Regioni possono fare la loro parte migliorando le condizioni della logistica, incoraggiando le nuove imprese innovative, fornendo servizi all’altezza dei mercati globali. In ambito locale la sofferenza dei cittadini cresce. I tributi locali sono aumentati di oltre il 620% mentre il combinato mal disposto di Imu-Tasi-Tari rischia incidere sull’incremento della pressione fiscale. Ma per superare l’attuale situazione di crisi bisogna puntare sul capitale umano, sia nella manifattura sia nelle società di servizi. Si deve ripartire dalle persone e i giovani sono portatori sani di innovazione ed energia. Bisogna ripartire da quel senso di responsabilità che ha dimostrato l’Italia col voto europeo.

Se lo si fa insieme, il Paese può andare lontano.

*Antonello Di Mario è direttore di Fabbrica società

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