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Se questo è un Paese

 

L’Italia è sempre stato un Paese dalle forti contraddizioni, cinico, amante dell’ipocrisia, dalla memoria corta. Il Paese del tutto fila liscio, per ritrovarsi un istante dopo sull’orlo del baratro.

Orbene, i fatti degli ultimi giorni, in merito agli scandali di corruzione, hanno destato scalpore, soprattutto a causa della forte influenza mediatica. Tuttavia, se leggiamo la storia recente, notiamo che gli ultimi fatti rappresentano un film già visto e rivisto. Una rimasterizzazione della vecchia tangentopoli. L’Italia non cambia verso. L’Italia è un Paese, che incorpora al suo interno i vecchi retaggi del passato, afflitto dalla corruzione, dal malaffare, dai sotterfugi, dalla strada più facile, quella meno impegnativa, che va dalle false promesse, alle grandi illusioni.

Vediamo nella figura del singolo, l’unico salvatore, l’illuminato, colui che risolverà tutto, volente o nolente. Siamo sempre pronti a legittimare la speranza e le illusioni  piuttosto che il pragmatismo e la lungimiranza. Ci caschiamo sempre. “Lasciatelo fare. Cosa hanno fatto i vecchi politici di una volta? Ce la farà, vedrete”. Queste le parole che riecchieggiano sempre, in un vagone del treno, o alla fermata dell’autobus. Per guardare al futuro con realismo, è necessario individuare i problemi del presente ed i possibili scenari, da un punto di vista sia politico che economico.

Da un punto di vista politico, vediamo da un lato che le ultime vicende in casa PD dimostrano, ancora una volta, la storica frammentazione, con risvolti nel medio lungo periodo, nella compagine renziana, che ha fatto cadere Bersani, mettendo all’angolo Letta, scaricando negli ultimi giorni Mineo, il primo atto, forse di una lunga storia, di dissenso con la linea di Matteo Renzi. Rottama che ti passa, sarà il suo prossimo hashtag. Per altro Renzi, giova ricordarlo, sono vent’anni che fa politica. Nulla di male se non ci fosse quel pizzico, ahimè sempre ricorrente, di ipocrisia, del io son son svelto e faccio una riforma al mese, mentre gli altri… Prima o poi tutte le illusioni vengono al pettine! Dall’altro lato, l’area moderata, dovrà avere il compito, nei prossimi mesi, di sfruttare inevitabilmente le vulnerabilità del PD, delineando una forte leadership, affermandosi dunque come una solida alternativa al centrosinistra, in vista delle prossime elezioni.

Da un punto di vista economico, invece, uno dei più grandi problemi riguarda la forte deflazione, che attanaglia il nostro Paese, da oramai, diverso tempo, rendendo più oneroso ed improbabile il taglio del debito, sancito per altro dal fiscal compact. In particolare, il nostro debito pubblico ha raggiunto la cifra record di 2.146,4 miliardi, che riflette per 11,3 miliardi il fabbisogno delle Amministrazioni pubbliche e per 15,4 miliardi l’aumento delle disponibilità liquide del Tesoro.

Quindi l’alternativa politica, riguarda inevitabilmente la creazione di una forte area moderata di centrodestra, mentre da un punto di vista economico, il compito della nuova classe dirigente europea sarà quello di combattere lo spettro deflazionistico. Come espresso, recentemente da Gustavo Piga, una possibilità utile per combattere la deflazione è quella di “chiamare le banche ed obbligarle a prestare denaro alle imprese”, purtroppo sempre più col cappio al collo, via domanda interna asfittica e offerta di credito a secco. Il compito della prossima leadership dovrà prefiggersi un duplice obiettivo: uno rivolto alla lotta alla deflazione, anche modificando il Trattato della BCE, e l’altro alla crescente disoccupazione, rilanciando con tutti i mezzi necessari lo sviluppo del nostro Paese e dell’intera Unione Europea. Non possiamo permetterci di spendere inutilmente il presente e il futuro. Non ne abbiamo altri a disposizione.

 

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