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Tre ragazzi ebrei rapiti in Cisgiordania: una storia da capire

Una storia poco chiara, di sicuro complessa, di sicuro a breve ne vedremo sviluppi.

Quello che si sa, per il momento, è che giovedì tre ragazzi ebrei sono stati rapiti nei pressi di Gush Eztion – insediamento ebraico tra Gerusalemme e Hebron – mentre tornavano dalle lezioni serali della loro scuola rabbinica; Naftali Frankel, Gilad Shaar (entrambi 16 anni) e Eyal Yifrach (19). Facevano autostop – pratica molto diffusa fra i ragazzi israeliani, “trampim” li chiamano. Sono saliti sull’auto sbagliata. Era già successo in passato, tanto che l’esercito è arrivato a vietarlo ai propri uomini, sia in divisa che in borghese. Per i civili, per i ragazzi, decidono le famiglie: allerta, o libertà; molti scelgono la seconda, per evitare di far crescere i propri figli in un persistente clima di paura.

Netanyahu ha convocato immediatamente il gabinetto di emergenza e dopo le prime ore di ricerca, sabato ha parlato alla nazione. “i nostri figli sono stati presi da un gruppo terroristico”. Il riferimento è ad Hamas, che tuttavia ha definito “stupide” le accuse. Non ha dubbi, però, il primo ministro israeliano: si sono mossi Shin Bet e Mossad. I servizi sono arrivati a conoscenza di dettagli più precisi di quelli che passano sui media? Al punto che il premier non ha esitato a lanciare un monito contro l’Anp, ritenendola responsabile del destino dei tre ragazzi. Dall’Autorità palestinese rispondono invece, che la vicenda è avvenuta in un’area a completo controllo israeliano, dunque loro non hanno responsabilità dirette.

Ci saranno risvolti – e “gravi conseguenze”, assicura il gabinetto dell’esecutivo israeliano. C’è preoccupazione, una nazione che si sente padre e madre dei tre giovani scomparsi: centinaia di persone si sono ritrovata a pregare fino oltre la mezzanotte di ieri, giorno dello Shabbat, davanti al Muro Occidentale, la parte considerata più sacra dal giudaismo.

Bibi ha garantito che il suo paese utilizzerà ogni mezzo per riportarli a casa sani e salvi. E ha sottolineato “gratis”, con il pensiero che correva ai molti rapimenti studiati da Hamas per chiedere come riscatto la liberazione dei compagni finiti nelle carceri israeliane. Per esempio il caso del sergente Gilad Shalit, rapito nel 2006: per riavere il proprio soldato, Israele fu costretta a liberare un migliaio di detenuti palestinesi – un prezzo enorme pagato anni più tardi, nel 2011. Preoccupazioni che aumentano, inoltre, a sentire le parole di Khaled al-Batash, alto esponente del mondo jihadista palestinese, che in un sermone di venerdì ha detto che l’unico modo per riavere indietro i prigionieri detenuti in Israele, è rapire soldati.

Le forze di sicurezza israeliane stanno già utilizzando il pieno mandato ricevuto dal primo ministro: la paura è che i tre studenti yeshivah possano essere spostati a Gaza, dove rintracciarli sarebbe più complicato; la speranza è che il trasferimento non sia ancora avvenuto. Rastrellamenti casa per casa, attività d’intelligence, contatti, in tutta la Cisgiordania – si parla già di un’ottantina di arresti. Tutto ruota, per il momento, intorno ad una macchina ritrovata bruciata a poca distanza dal luogo in cui i ragazzi sarebbero scomparsi.

I servizi palestinesi, sembra che stiano collaborando alle ricerche. Capiscono che non si tratta di un semplice sequestro di persona: c’è il retroscena politico. Fatah ha da poco ristretto i rapporti con Hamas, e il nuovo governo di unità nazionale costituito dieci giorni fa, sebbene sia privo di esponenti del gruppo islamista nell’esecutivo, è sostenuto dal suo braccio politico. Circostanza che ha portato Israele a bloccare i colloqui di pace con l’Anp, rimproverando il presidente Abu Mazen di aver accettato l’appoggio dei “terroristi” – polemica che è arrivata fino agli Stati Uniti, accusati di non condannare le scelte dell’Anp e di aver avuto addirittura colloqui con esponenti di Hamas per definire il futuro del governo palestinese.

L’IDF non esclude nessuna pista, ma ufficialmente restano ancora molte domande: chi c’è dietro al rapimento? Dove sono detenuti? Sono ancora vivi?

Secondo indiscrezioni l’ordine di prendere i tre giovani, non arriverebbe dall’organizzazione centrale di Hamas. Potrebbe aver agito qualche gruppo isolato, svincolato anche. Magari, ma per il momento sono rumors non confermati ufficialmente, si tratta di qualche cellula legata all’Isis, il gruppo sunnita che sta cavalcando in Iraq alla conquista di Baghdad in queste ore. Non ci sono state in passato manifestazioni di interesse da parte dei jihadisti palestinesi, nei confronti dei gruppi filo-qaedisti, anzi Hamas si è sempre ritenuta svincolata dalla “Base”. Ma adesso lo Stato Islamico è un’entità indipendente, slegata da al-Qaeda. Entità che con il suo grosso potere evocativo, potrebbe facilmente sollevare proseliti e attività di altri gruppi in giro per il mondo.

@danemblog

 

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