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All’Italia servono meno mandarini e più innovatori

Pubblichiamo l’editoriale di Fabbrica società, il giornale della Uilm, che sarà on line da mercoledì mattina

Da tempo il Capo dello Stato è perentorio: sostiene che la crescita è l’obiettivo imperioso del Paese e che occorre coniugare il risanamento con lo sviluppo. Anche noi crediamo fermamente nella meta indicata dal Presidente della Repubblica, al punto che abbiamo indicato “Sviluppo e ripresa, si può” come lo slogan del nostro Congresso nazionale che terremo dall’inizio della seconda metà di settembre a Reggio Calabria. Ma, nonostante la piena sintonia con Giorgio Napolitano, lo stato delle cose attuale indica uno scenario che va in senso contrario. L’economia europea non va bene e quella nazionale va peggio.

Le politiche di austerità adottate finora in ambito continentale hanno acuito la crisi. In Italia non aumenta la produttività e c’è una bassa domanda interna. Difficile che il Pil cresca ed il debito diminuisca se entro il semestre europeo a presidenza italiana non riusciremo a fare le riforme. Quelle strutturali sono ancora lì, tutte da realizzare: la riforma elettorale e quella istituzionale relativa al titolo quinto; il decreto della Pubblica Amministrazione all’esame della Camera ed il ddl delega che a Montecitorio non è ancora arrivato; il dl sul contratto a tempo determinato ed il ddl che completa il Jobs act; i decreti attuativi della delega fiscale sul catasto e sul 730 precompilato; il decreto “Sblocca Italia” per avviare le opere pubbliche cantierabili fin da subito. Insomma, c’è ancora molta strada da percorrere per arrivare alla meta agognata e bisogna farlo in fretta.

Anche nel mondo metalmeccanico si vive d’attesa: per il rinnovo del contratto specifico del gruppo Fiat; perché all’Ilva venga concesso il prestito ponte necessario a tirare avanti; perché alla stessa Ilva si riesca a trovare un partner disponibile ad entrare nella proprietà; perché si riescano ad individuare degli acquirenti credibili per le Acciaierie Lucchini di Piombino e per l’Alcoa di Portovesme; perché si capisca qual’ è il futuro dell’Ast di Terni, ora che nuovo Ad è diventata Lucia Morselli, nota per l’interminabile vertenza Berco. Solo alcuni esempi che rappresentano come l’imperativo categorico della crescita possa rivelarsi  il “Sogno di una notte di mezza estate”.

Di certo c’è che le riforme in casa nostra vanno risolte entro la fine della stagione estiva e tanti altri problemi nel settore metalmeccanico non possono trascinarsi oltre questo tempo. In ambito europeo, la meta della crescita si può avvicinare con un paio di sane scelte. La prima: realizzando investimenti immediati nel campo delle infrastrutture energetiche, dei trasporti, dei sistemi innovativi di telecomunicazione, dell’istruzione e della ricerca. La seconda: emettendo Eurobond appena i Paesi Ue avranno completato le riforme promesse,perché la sottoscrizione dei titoli in questione può rivelarsi l’indispensabile strumento di solidarietà europea, con buona pace dei tedeschi e con la soddisfazione del resto della compagnia continentale. In ambito nazionale, è proprio il rilancio manifatturiero che può rivelarsi utile, considerando che questo settore anche negli anni della recessione pesava per il 16,5% del valore aggiunto nazionale.

E’ qui che bisogna concentrare l’attrazione degli investimenti stranieri, eliminando gli incomprensibili impedimenti burocratici e valorizzando le risorse umane che meritano. Si cresce con meno “mandarini” che frenano e con più “capaci” che hanno idee.

Antonello Di Mario, Direttore di Fabbrica società

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