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Alitalia, ecco il significato politico del no di Cgil e sinistra Pd

Invece di mettere i lavoratori in freezer, come si è sempre fatto fin qui con l’abuso della Cassa integrazione, per la prima volta si è deciso di affrontare subito il problema della ricollocazione dei lavoratori interessati; e di farlo con gli strumenti giusti: trattamento di disoccupazione per il sostegno del reddito, servizi specialistici intensivi di outplacement per assicurare il reinserimento nel tessuto produttivo, contratto di ricollocazione per attivare anche la necessaria condizionalità del sostegno del reddito.

IL NO DELLA CGIL E DELLA SINISTRA PD

Colpisce il motivo principale addotto dalla Cgil per il suo rifiuto di sottoscrivere l’accordo aziendale che questo prevede, rifiuto condiviso dai più autorevoli esponenti della sinistra PD: “Quando non si sa ancora chi assumerà il lavoratore licenziato, non si può consentire lo scioglimento del rapporto; deve invece essere attivata almeno per due anni la Cig”.

CHE COSA NON SI CAPISCE

Il più grande sindacato italiano e l’ala sinistra del PD non hanno ancora capito che, quando non vi è alcuna prospettiva di ripresa del lavoro nell’impresa di origine, la Cig è lo strumento sbagliato per il sostegno dei lavoratori: perché è strutturata per tenerli legati all’impresa di origine, non per incentivarli e aiutarli ad attivarsi nella ricerca della nuova occupazione; e perché allungare i periodi di inattività dei lavoratori significa sempre renderne via via più difficile la ricollocazione.

I RIFLESSI IN PARLAMENTO

Niente di grave; se non fosse che l’alternativa tra la vecchia impostazione e quella più moderna ed efficace è la stessa che si propone in Parlamento in tema di riforma organica del sistema di protezione del lavoro.

LA POSTA IN GIOCO OLTRE ALITALIA

Per questo la vicenda Alitalia è particolarmente importante: perché la posta in gioco a quel tavolo non è soltanto la rapida ricollocazione effettiva di mille lavoratori licenziati, ma anche l’avvio di una svolta di portata più generale nel sistema della mobilità dei lavoratori, che allinei per questo aspetto l’Italia al centro e al nord-Europa.

(la versione integrale del commento si può leggere sul blog di Pietro Ichino)

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