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Che cosa mi aspetto dalla Germania. Il taccuino mundial di Malgieri

Mentre il Real Madrid aspetta James Rodriguez e il Barcellona, con comprensibile ritardo, l’arrivo di Luis Suarez, i due protagonisti, in maniera profondamente diversa, del mondiale brasiliano, due partite segneranno l’epilogo del torneo meno esaltante della storia del calcio.

Il Brasile e l’Olanda non sono neppure le copie contraffatte delle nazionali che conoscevamo; l’Argentina sembra predestinata alla sconfitta, appesa ad un Messi superlativo che francamente non riusciamo ad immaginare, dopo le prove fin qui offerte, in grado di trascinarla alla vittoria, mentre la Germania, per le opposte ragioni, potendo contare su un gioco decisamente migliore e su individualità che hanno trovato da tempo l’amalgama per superare qualunque avversario, è oggettivamente candidata al successo finale.

Previsioni. È la sola attività consentita in queste ore. Altre congetture sono francamente risibili. E non saremo certo noi con questo taccuino ad alimentare il mercato delle elucubrazioni che possono interessare gli allibratori, non chi guarda al calcio con altri occhi.

Vorremmo dire qualcosa della nazionale italiana, dispersa chissà dove, ma ne vale la pena dopo l’ultima performance di Balotelli su cui non bisognerebbe spendere neppure una parola e lasciarlo al suo destino? Se penso che per settimane è stato considerato l’uomo della Provvidenza nella missione azzurra in terra brasiliana, c’è da tirarsi martellate sulle dita, per non dire altrove, e rimandare qualsiasi discorso a tempi migliori.

Tempi che sono lontani, visto l’andazzo del calcio italiano. Non un club finora che sia uscito allo scoperto indicando possibilità di rinascita della nazionale; non uno che abbia fatto autocritica per aver sperperato montagne di euro inseguendo campioni stranieri di dubbia caratura e sbarrato l’accesso a giovani talenti che avrebbero potuto servire la causa azzurra con maggiore efficacia, alla maniera dei tedeschi insomma; non abbiamo ascoltato da un solo dirigente parole crude, ma anche di speranza, su una vicenda che ancora ci lascia allibiti. Il Mondiale, per molte società italiane, è stato come una fiera dove comprare, vendere, promettere, valutare, scambiare… Ed infatti, a ridosso dell’atto finale della Coppa del Mondo, non si parla d’altro. Il calcio giocato, almeno in Italia, può attendere. L’arrivo di un qualsiasi bidone è certamente più eccitante della programmazione di una nuova nazionale. Eppure tra qualche mese cominceranno le qualificazioni per l’Europeo del 2016. Chi lo giocherà?

Godiamoci Argentina-Germania e perfino Brasile-Olanda se non altro per constatare quanto è profondo il baratro nel quale i carioca sono finiti.

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