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Ecco visioni e divisioni tra i Popolari di Mauro

Cosa sta accadendo ai Popolari di Mauro Mauro dopo la scissione del gruppo dei cosiddetti santegidiani? Quali saranno le ripercussioni sul quadro politico generale dopo l’annuncio del capogruppo Lorenzo Dellai di voler correre alle regionali del prossimo anno in alleanza con il Pd? Ci potrà essere uno spazio di interlocuzione per i Popolari con le altre realtà distanti e distinte da Matteo Renzi? Ecco una ricognizione su umori, visioni e divisioni dei Popolari per l’Italia, tra defezioni e ripartenze annunciate

LO STRAPPO
Da alcune settimane ormai era apparsa chiara la netta contrapposizione all’interno dei Popolari per l’Italia tra il gruppo dei cosiddetti santegidiani (Dellai, Giro, Marazziti, Oliviero) inclini a sostenere il governo Renzi e quindi a orientarsi verso il centrosinistra e quello capeggiato dal presidente del partito, l’ex ministro della Difesa Mario Mauro, critico nei confronti del governo (si veda la sua sostituzione dalla commissione del Senato) e soprattutto concentrato in un’ottica popolare e orientata al futuro centrodestra italiano.

DEMOS
Ai primi appartengono esponenti dell’attuale esecutivo come il sottosegretario agli Esteri Mario Giro, quello all’agricoltura Andrea Oliviero e la deputata eletta all’estero Fucsia Nissoli, lo stesso capogruppo dei Ppi alla Camera Lorenzo Dellai, oltre a Federico Fauttilli, Gian Luigi Gigli, Mario Marazziti, Gaetano Piepoli, Milena Santerini, Mario Sberna, il senatore Lucio Romano. Sono gli stessi che hanno dato vita all’associazione DemoS (Democrazia Solidale) e che con una lettera formale indirizzata a Mauro hanno fatto un passo indietro da soci fondatori dei Popolari.

CENTRODESTRA
La componente più di centrodestra, invece, conta sullo stesso Mauro, sul vicepresidente Potito Salatto, su Mario Caruso (eletto all’estero), su Isabella Poldrugo e Vincenzo Niro. L’intenzione è quella di dare attuazione ai principi del popolarismo considerando l’esperienza al governo delle larghe intese solo come una parentesi.

MAURO
Da queste colonne è stato proprio Mauro a sottolineare come il sostegno a Renzi premier sia dipeso esclusivamente dalle contingenze di necessità che caratterizzano il Paese, per cui una volta trascorsa questa legislatura di emergenza ognuno rientrerà “alle proprie case politiche”. Nel futuro dei Ppi, così come il nome indica, c‘è il popolarismo e non il pur legittimo socialismo. E Mauro ha anche espresso apprezzamento per le primarie di coalizione nell’ambito del centrodestra.

RISCHIO ELEZIONI ANTICIPATE?
Il ragionamento che all’interno di una frangia del partito è già da alcuni mesi in circolo riguarda il fatto che Renzi abbia come unico obiettivo quello di giungere alle elezioni anticipate al solo fine di rafforzare la propria posizione. Ragion per cui, con l’odore di urne all’orizzonte, il gruppo che da sempre (anche durante l’esperienza montiana) era considerato più sensibile alle istanze del centrosinistra (come Olivero e Dellai) avrebbero immaginato di portarsi avanti con il lavoro e scegliere da oggi da che parte stare.

RENZI E BERLUSCONI
Del resto, se così non fosse, invita a riflettere il vicepresidente dei Popolari Potito Salatto, “viene da chiedersi come mai un riformatore come lui non abbia consentito la riproposizione di una riforma istituzionale che restituisse ai cittadini (secondo un recente sondaggio è il 58 per cento a chiederlo) il diritto di eleggere i propri parlamentari”. E si chiede perché dedicare tante energie a questo settore invece di trovare adeguate soluzioni per avviare, quantomeno, il processo di uscita dalla crisi. Secondo Salatto non è un caso che gli interessi di Renzi coincidano con quelli di Berlusconi, “tant’è che con il patto del Nazareno, stipulato tra due personaggi politici che insieme rappresentano meno del 50 per cento degli aventi diritti al voto, si sia scelto il consenso di un partito all’opposizione e non di tutti i settori della maggioranza, con le dovute mediazioni”.

MAURO BLOG
Mauro ha rimarcato i sui convincimenti anche sul blog che tiene sull’Huffington Post, quando ha osservato che “la marcia in più, per chi si riconosce nella cultura popolare, è la capacità di dialogare con le nuove forze che stanno emergendo nella società civile, portatrici di istanze di innovazione in campo economico e sociale. Propongo di avviare una discussione ampia su questi temi fra coloro che si sentono pronti ad intraprendere questo cammino, sapendo che il tema della leadership è figlio di una chiarezza legata ai programmi, alle idee, ai valori…”.

LEOPOLDA BIANCA
Prossima fermata, quindi, sarà la Leopolda ma non blu bensì bianca. Un momento di confronto e di incontro che i Popolari hanno immaginato di realizzare a fine settembre nella città dei Sassi: quella Matera che, in virtù del nome ellenico che detiene, secondo gli auspici dovrà essere mamma di un nuovo embrione politico.

twitter@FDepalo

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