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Ecco come Renzi e Alfano si dividono sulle gaie unioni civili

Ad autunno le unioni civili dovrebbero diventare legge ma sulla questione coesistono ancora approcci diversi, sia dentro la maggioranza che nello stesso Partito Democratico.

Nel frattempo il premier Matteo Renzi prova a trarre ispirazione dal modello tedesco per formulare una proposta ad hoc. In un’intervista rilasciata al quotidiano Avvenire il presidente del Consiglio ha annunciato che i diritti civili fanno parte di un pacchetto delle riforme costituzionali. “Una volta che il Parlamento avrà terminato di votare queste, discuteremo anche su quella che ritengo essere una assoluta e corretta rappresentazione delle civil partnership, sul modello tedesco”, ha detto Renzi al quotidiano della Cei.
Nel suo annuncio il premier ha comunicato una notizia determinante per le sorti delle unioni: “Sarà superato il ddl Cirinnà perché anche in questo campo vedremo una proposta ad hoc del governo, che è pronto a prendere una sua iniziativa”, ha detto il premier.

COSA PREVEDE IL DDL CIRINNA’
Lo schema di testo unificato, composto di 17 articoli, e depositato a giugno dalla relatrice del Partito democratico Monica Cirinnà, avrebbe garantito alle nuove unioni gli stessi diritti e doveri dei coniugi: cerimonia in comune alla presenza di testimoni, possibilità di acquisire il cognome del coniuge, eredità dei beni anche in assenza di testamento fino all’assistenza sanitaria. Adozione esclusa.
“Se Renzi parla di una proposta ricalcata sul modello tedesco – ha commentato la senatrice Cirinnà – non vedo in cosa possa essere diversa dalla mia. E poi credo che, vista l’esperienza passata con Dico e Pacs, che erano iniziative governative, sia preferibile lasciare la materia al Parlamento”.

UN PROGETTO DI LEGGE RENZIANO
È il renziano Stefano Lepri, vicepresidente dei senatori del Pd ad illustrare in un’intervista pubblicata su La Stampa, il progetto di legge sottoscritto insieme a 32 senatori del Pd che si discosta da quell’ala del partito che ha dichiarato il suo sostegno al ddl Cirinnà: le nuove unioni verranno celebrate in Comune ma non tutti i diritti e doveri dei matrimoni tradizionali saranno estesi all’unione civile tra omosessuali. Le nuove coppie quindi secondo il progetto di legge non potranno adottare figli, né scegliere la comunione dei beni, mentre si prevede successivamente all’atto della registrazione la possibilità di stipulare convenzioni e accordi tra le parti su questioni come il mantenimento della casa, la vita in comune, il testamento e l’assistenza reciproca in caso di malattia.

LA VERSIONE DEL NCD
Gli alleati del Nuovo Centro Destra hanno approfittato delle parole di Renzi per rimettere in discussione tutto l’impianto del ddl. “Il Governo deve sapere che per quanto ci riguarda sono inaccettabili proposte come quella della Cirinnà che intendano sostanzialmente parificare il matrimonio dell’art. 29 della Costituzione con unioni riguardante persone dello stesso sesso”, ha dichiarato Carlo Giovanardi, capogruppo Ncd in commissione Giustizia al Senato.
Dal disegno di legge secondo gli esponenti di Ncd, dovrebbero scomparire alcuni punti fondamentali relativi all’estensione alle coppie omosessuali di tutti i diritti previsti dal matrimonio tradizionale. Primo tra tutti il nodo della reversibilità delle pensioni.

“La famiglia è una, quella naturale tra un uomo e una donna e fondata sul matrimonio, come sancisce la Costituzione. Sì al riconoscimento dei diritti civili in ambito privatistico ma, sia chiaro, senza ingerenza di politiche pubbliche, come la reversibilità della pensione”, ha commentato la portavoce nazionale di Ncd Barbara Saltamartini.

REAZIONI E PERPLESSITA’
Flavio Romani, presidente di Arcigay, ha parlato di “ennesimo “giochetto”, “una modalità in Italia ormai rodata per confondere le carte e dilatare i tempi”.
“Sta diventando una storia grottesca – ha detto Romani – al limite della schizofrenia, se teniamo presente che Renzi è anche il segretario del partito di cui fa parte la senatrice Cirinnà”.
Alcune perplessità sono state avanzate anche nel PD: “Stiamo parlando di diritti costituzionali dei cittadini, ad oggi violati, come ci ha ricordato a più riprese la Corte Costituzionale. Temo che una proposta del governo irrigidirebbe la situazione invece di aiutare a trovare una soluzione”, è il commento del senatore del PD ed ex presidente di Arcigay Sergio Lo Giudice.

IL DESTINO DELLE UNIONI CIVILI
Il passo indietro di Renzi è stato visto da alcuni come un contentino agli alleati del Ncd in vista delle riforme istituzionali e in particolare dell’Italicum.
Adesso la bozza di Cirinnà rischia di subire uno stop che farebbe slittare l’approvazione della legge almeno di qualche mese.

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