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L’anti Merkel c’è già, è Maria Elena Boschi. O no?

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

In una compagine governativa low cost in termini di competenze e di grinta, non vi è alcun dubbio che la ministra Maria Elena Boschi ha saputo guadagnare, all’interno dell’esecutivo, il ruolo che nel rugby ricoprono ben tre giocatori: il pilone, il mediano di apertura e l’estremo. Difende le riforme ed il programma di governo con la giusta grinta; offre al premier le palle giuste per corre verso la meta; gioca da ultimo baluardo difensivo per arginare errori e  svarioni degli altri ministri, come nel caso della collega Madia e del suo recente provvedimento di riforma della PA il cui primo articolo si è scoperto inutile a votazione già avvenuta.

L’ultimo fine settimana ha consacrato la Boschimania. Iniziato con l’attacco di Rosy Bindi alle ministre più belle che brave, l’aretina ha risposto con un’accoglienza da star alla festa del Pd di Torino e con le “sfilate” monopolizzanti telecamere e taccuini di Cernobbio e della premiazione del Gran Premio di Monza. La sensazione è che quello attuale è sempre più un governo Renzi-Boschi.

Maria Elena Boschi “li farà fuori tutti” come titolava ItaliaOggi lo scorso 3 settembre. E’ lei l’anti Merkel in pectore. La leader che può chiedere sacrifici sorridendo, che trasforma un bambino di colore orfano in una bella notizia, che va alle demograficamente prevedibili feste dell’Unità e strappa standing ovation a ripetizione.

Tanto la Cancelliera è lo stereotipo della donna tutta ordine e prevedibilità, anche un po’ noiosa, tanto la Boschi esprime il risultato dell’abnegazione della secchiona che strappa sorrisi. Ma la secchiona che non capisci mai quale sorpresa possa riservarti il giorno dopo. Se l’austerity della Merkel è vissuta con un sentimento misto di frustrazione e rassegnazione, i sacrifici proposti dalla Ministra sarebbero, invece, accolti come la giusta medicina prescritta dal medico che ha capito come guarirti. E’ la donna che la sinistra italiana ha sempre desiderato ma non ha mai avuto a disposizione. Anni luce lontana dalle femministe pure, quelle inguardabili nelle foto e noiose nella prevedibilità dei loro interventi.

La Boschi è la Margaret Thachter del Belpaese, che mai potrà nascere nel campo moderato per ovvie ragioni culturali tutte italiane, con il sorriso che ti aspetti in una riformatrice mediterranea alla quale il popolo è pronto a perdonare perfino la non carota.

La Boschi viene dalla provincia operosa italiana, quella dove si produce e si viene formati a vivere del proprio lavoro e non dei trasferimenti pubblici o delle tasse altrui. E’ cattolica, borghese, con la giusta educazione e l’età dalla sua parte. Alla fine li seppellirà tutti, i vecchi che non vogliono arrendersi alla loro inevitabile rottamazione da zero risultati ed i giovani scadenti, perché solo lei sopravviverà nel tempo all’esecutivo Renzi.

Se non sbaglia le mosse, tra qualche anno, potrebbe tranquillamente essere la prima donna inquilina di Palazzo Chigi. Le Pinotti, le Madia, la stessa Mogherini sono puro marketing politico by Renzi. La Boschi, invece, ha una marcia in più. O no?

(MARIA ELENA BOSCHI VISTA E RIVISTA DA UMBERTO PIZZI. TUTTE LE FOTO)

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