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Il Papa avverte: “La peggior bomba in Vaticano è la chiacchiera”

“Voi sentinelle guardate le porte, le finestre, perché non entri una bomba. Ma voglio dirvi una cosa un po’ triste: ci sono bombe dentro, ci sono bombe pericolosissime dentro. State attenti, per favore. Perché nella notte di tante vite cattive, il nemico ha seminato la zizzania”. Parole dirompenti quelle usate dal Papa nell’omelia della messa celebrata per la Gendarmeria vaticana. Papa Francesco ha preso a prestito gli allarmi su presunte minacce terroristiche alla sua persona e alla cittadella leonina per ammonire su una minaccia a suo dire ben più grave e subdola: “La zizzania delle chiacchiere”.

“I CHIACCHIERONI SARANNO CONDANNATI ALL’INFAMIA ETERNA”

Chiacchiere che “deflagrano come bombe, distruggendo la vita degli altri e anche la vita della chiesa”. E a seminarle non è altri che “il diavolo”, ha aggiunto il Pontefice. Non è dato sapere se si tratti “di una bomba fatta in casa o di una bomba atomica”, in ogni caso “è pericolosa”. E di queste bombe “ce ne sono tante”, e la peggiore all’interno del Vaticano “è la chiacchiera”, che “minaccia ogni giorno la vita della chiesa e la vita dello stato”. Francesco ha quindi sottolineato che “ogni uomo che chiacchiera qui dentro semina bombe, semina distruzione, uccide la vita degli altri”. Interessante la postilla aggiunta poco dopo: anche se il cuore della chiacchiera fosse fondata, non bisognerebbe “dirla a tutti”, bensì solo “a chi ha le responsabilità”. Per i “chiacchieroni” la pena, comunque, è già prevista: “Andranno nella fornace ardente, saranno condannati alla vergogna e all’infamia eterna”.

L’OMELIA DAVANTI AI CONFRATELLI GESUITI

Le parole di Francesco non sono mai casuali, e in questa circostanza inducono a pensare che il Papa avverta che crepe tra le mura dei palazzi, con il montare d’una resistenza alle sue azioni sempre maggiore, organizzata e forte nonché la ripresa delle eterne lotte tra cordate interne che riesplodono ogni qualvolta il Pontefice mette nero su bianco promozioni, destituzioni, o quando lascia vacante qualche importante incarico curiale che prima o poi necessita di copertura. L’omelia davanti ai gendarmi fa da preambolo ideale a quella tenuta qualche ora più tardi nella Chiesa del Gesù, tra i confratelli della Compagnia fondata da Sant’Ignazio che ricordavano sobriamente il bicentenario della ricostituzione per volontà di Pio VII. In quella circostanza, le parole del Papa – in un’omelia insolitamente lunga, per come c’ha abituato Francesco – lasciarono spazio all’inquietudine, palesando le difficoltà nel governare la barca di Pietro.

LA NAVE “SBALLOTTATA DALLE ONDE”

La nave della Compagnia è stata sballottata dalle onde e non c’è da meravigliarsi di questo. Anche la barca di Pietro  lo può essere oggi. La notte e il potere delle tenebre sono sempre vicini”, aveva detto Bergoglio, aggiungendo che “costa fatica remare. I gesuiti devono essere rematori esperti e valorosi: remate dunque! Remate, siate forti, anche col vento contrario! Remiamo a servizio della Chiesa. Remiamo insieme! Ma mentre remiamo, tutti remiamo, anche il Papa rema nella barca di Pietro, dobbiamo pregare tanto. Signore, salvaci!”.

“IL PAPA SENTE L’ARRIVO DI UNA STAGIONE DIFFICILE”

Luigi Accattoli, sul Corriere della Sera, notava a proposito che “per la prima volta da quando è Papa, Bergoglio è parso guardare con qualche allarme al ruolo che da un anno e mezzo viene svolgendo con straordinari consensi”. E’ vero che il riferimento alla barca di Pietro non è una novità (a usare quest’immagine, di recente, erano stati soprattutto Paolo VI e Benedetto XVI, eppure il Pontefice argentino “ha detto di più in riferimento a se stesso, descrivendosi remante nella tempesta mentre il potere delle tenebre scatena i venti”. Il Papa, per Accattoli, “presente l’arrivo di una stagione difficile, dopo un primo tempo da Papa che dev’essergli apparso inaspettatamente sereno, all’indomani dello tsunami che aveva squassato il pontificato precedente”.

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