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Ecco come rilanciare il Pil. La proposta di Ettore Gotti Tedeschi

Per gentile concessione dell’autore, pubblichiamo l’intervento di Ettore Gotti Tedeschi pubblicato su Il Foglio

L’economia occidentale, Usa ed Europa, (in modo diverso secondo i vantaggi competitivi), non cresce perché per più di trent’anni abbiamo sviluppato un modello di crescita del Pil consumistico, sacrificante il risparmio e sempre più a debito, tendente a crescere i consumi individuali per compensare le conseguenze del crollo demografico. Ciò è avvenuto deindustrializzando e delocalizzando molte produzioni in altri Paesi a basso costo per poter crescere il potere di acquisto e consumare di più.

In pratica abbiamo rotto il mondo in due: l’Occidente consumatore e non più produttore coesistente con un Oriente produttore e ancor poco consumatore. Con lo scoppio della crisi nel 2008, riconoscendone alcune dinamiche, gli USA, ricchi di capacità tecnologiche, hanno reagito reimportando buona parte di produzioni esportate, nonché diventando sempre più autonomi energeticamente.

Noi Europei (soprattutto noi italiani) fatichiamo a reagire essendo più poveri di tecnologia e produttività e più dipendenti energeticamente. In più il nostro Paese soffre di storici problemi strutturali economici, avendo avuto fino al 1993 troppo stato in economia, troppo stato assitenziale, difficoltà nelle privatizzazioni e alchimie penalizzanti per entrare nell’euro.

Il nostro Paese ha un 40% di imprese sane che esportano, crescono, impiegano mano d’opera, guadagnano e pagano le tasse. L’altro 60% lavora sul mercato domestico, ha circa il 35% di capacità produttiva inutilizzata, non investe, non cresce, licenzia, non guadagna e conseguentemente non paga tasse. La ricerca di equilibrio di bilancio (stabilità) è resa più complessa dal fatto che la spesa pubblica è incomprimibile.

Una parte (60%) perché troppo rigida (interessi sul debito e pensioni) ed è quasi il doppio della media europea, un’altra parte (40%) perché già troppo bassa (ricerca, infrastrutture, educazione…) e più bassa della media europea. Risulta pertanto impossibile far crescere occupazione, ridurre debito pubblico e tasse e creare occupazione, come si continua a promettere ad ogni nuovo governo (eletto o tecnico).

L’unica vera possibilità per l’Italia è crescere il Pil, fare sviluppo. Senza investire facendo debiti, perché escluso dal patto di stabilità, sembrerebbe impossibile fare sviluppo. Perciò i governi si ingegnano per prelevare sui “ricchi” risparmiatori o pensionati, senza aver chiaro se ciò serve allo sviluppo o serve a sembrare più europeisti. Dovremmo invece riflettere sui nostri unici vantaggi competitivi e poi con coraggio e determinazione avviare una strategia specifica italiana. L’Italia ha due principali vantaggi: medie imprese che il mondo intero ci invidia ed il risparmio delle famiglie (che viene considerato la riserva da tassare per avere risorse).

Curiosamente per preservare e valorizzare entrambe si dovrebbero utilizzare entrambe. Se si sapesse convincere le famiglie ad investire parte del proprio risparmio nello sviluppo delle medie imprese trainanti l’economia del Paese si creerebbe vero sviluppo del Pil. Le nostre medie imprese sono sottocapitalizzate, non ricevono credito bancario. Così non fanno piani di crescita ambiziosi, non creano occupazione, non guadagnano e non pagano tasse (…) pur avendo capacità e piani aggressivi che tengono nel cassetto. Se venissero ricapitalizzate potrebbero ottenere credito e realizzare piani di crescita, raccogliere capitali, fare più occupazione, pagare tasse (e così ridurre il debito pubblico).

Per ricapitalizzarle è disponibile una massa di risparmio liquido delle famiglie oggi mal impiegato, spesso a rischio, non remunerato. Se il governo raccogliesse in un fondo un 10-20% di detto risparmio liquido e lo utilizzasse con una forma di obbligazionario convertibile a 10 anni, con minima remunerazione e prospettiva di capiatl gain, per ricapitalizzare, diciamo, cinquantamila imprese trainati alle condizioni anticipate, sarebbe un enorme passo avanti per creare sviluppo. Alternativa per detto risparmio, che è equivalente al nostro “petrolio”, è esser tassato con patrimoniali o non esser remunerato senza rischio o esser investito a alto rischio.

Dove è più opportuno investire in un momento così cruciale se non nel rafforzamento della propria economia? L’alternativa di non remunerarlo (a tassi di interesse zero) o tassarlo significa trasferirlo a maggior spesa pubblica che lo stato sarebbe costretto a fare senza crescita del PIL.
Certo questa proposta non è alternativa a necessarie riforme, tagli alla spesa, accordi tecnologici, revisione dei parametri di Maastricht, eventuale svalutazione Euro, ecc. Ma questa ipotesi, unica offerta per il nostro Paese, permetterebbe non solo di smettere di sprecare risorse, avviare la crescita valorizzando la reindustrilizzaione del Paese, crescendo l’occupazione domestica, facendo emergere il fatturato tassabile, ma permetterebbe appunto di diminuire conseguentemente le tasse ed il debito pubblico.

Si deve saper convincere le famiglie della bontà dell’operazione proposta, alternativa a patrimoniali, che salvaguarda il risparmio. Detta operazione dovrebbe esser proposta in modo adeguato, tanto da ricevere immediati consensi, e non sembrare, non essendola, una manovra fiscale o coercitiva. E’ l’alternativa di salvezza estrema della crescita economica, del risparmio e dell’occupazione. Altro che patrimoniali, prelevamenti su pensioni e tasse.

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