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Agenda energia e ambiente del Consiglio Europeo, tutti i dettagli

Il 23 e 24 ottobre il Consiglio Europeo è chiamato ad esprimersi sull’indirizzo politico da seguire per i prossimi 15 anni in campo energetico e ambientale. Una decisione che, considerata la situazione stagnante a livello globale e il potenziale ruolo propulsivo dell’Europa, potrebbe anche segnare le sorti della conferenza sul clima di Parigi di dicembre 2015.

NUOVI NIMERI

Gli obiettivi 20-20-20 a cui ci eravamo abituati, sono stati sostituiti da nuovi numeri: 40% di riduzione delle emissioni di CO2 rispetto ai dati del 1990, 27% di energia proveniente da fonti rinnovabili e 30% in più di efficienza energetica. Queste le principali proposte sul tavolo del Consiglio Europeo.

RIDUZIONE CO2

La riduzione delle emissioni di CO2 accomuna la maggior parte dei membri UE. Sono 22 infatti i Paesi che favoriscono un processo di decarbonizzazione dell’economia europea, inserendosi nel più ampio obiettivo di riduzione delle emissioni dall’80% al 95% entro il 2050. Tra questi paesi si può certamente annoverare la Gran Bretagna. Il Paese d’oltremanica, insieme a Germania e Polonia, è responsabile dei due terzi delle emissioni europee. Ed Davey, ministro dell’energia britannico, ha di recente affermato che “l’Europa ha bisogno di raggiungere l’accordo sulla riduzione delle emissioni in modo tale che il prossimo anno a Parigi possa incoraggiare un accordo globale sul clima”.

I VISEGRAD+

Nei giorni scorsi però un gruppo di Paesi dell’Europa orientale ha cercato di contrapporsi all’accordo affermando che la riduzione delle emissioni di CO2 porterebbe aumenti di prezzo dell’energia e rallentamenti generali dell’economia. Il gruppo di Stati, identificabile con il Visegrad+, è tuttavia in fase di disgregazione. Repubblica Ceca e Croazia, infatti, hanno dato segnali positivi all’accordo politico 2030. Chi invece continua a spaventare i ministri che giovedì si riuniranno a Bruxelles è la Polonia.

IL CARBONE POLACCO

Il 90% dell’elettricità polacca viene dal carbone. Ecco spiegato il timore di effetti sproporzionati sull’economia del Paese nel caso in cui ci fosse un obbligo di ridurre le emissioni di CO2 del 40%. Varsavia ha calcolato che tale riduzione delle emissioni provocherebbe un aumento del 120% dei prezzi dell’energia. Ewa Kopacz, nuova prima ministra polacca, ha affermato che si opporrà a un accordo che potrebbe generare tali conseguenze. Tuttavia, la presenza di Donald Tusk, ex-primo ministro polacco e prossimo Presidente del Consiglio Europeo, potrebbe contribuire ad ammorbidire la posizione della Polonia, riconducendo il veto ad una più trattabile richiesta di riduzione degli obiettivi 2030.
Per quanto riguarda gli altri due obiettivi, rinnovabili ed efficienza energetica, le questioni sul tavolo sono diverse.

I VINCOLI SULLE RINNOVABILI

Gli Stati che favoriscono lo sviluppo delle energie rinnovabili sono molti, ma restano dubbi relativamente al livello di vincoli che si vorrà dare all’accordo. La Germania, in cui il settore rinnovabili è molto sviluppato, preme affinché ogni Stato europeo sia vincolato a raggiungere il 27% di energia da fonti rinnovabili. La Gran Bretagna è invece più favorevole a un obiettivo calcolato su base europea e non statale. Il fatto che l’Europa costituisca ancora un ibrido a livello di governance, con tutti i limiti che ne derivano, contribuisce a far sorgere molti dubbi su un target del 27% calcolato sull’intera regione. Perplessità e richieste di chiarimenti a riguardo sono arrivati anche dall’Agenzia Internazionale dell’Energia.

L’OBIETTIVO DELL’EFFICIENZA

L’obiettivo del miglioramento dell’efficienza energetica è il più debole dei tre. Il sostegno è più frastagliato e l’opposizione dei Paesi orientali molto più estesa. In questo caso si unisce al coro dei no anche la Gran Bretagna, anche se Ed Davey ha assicurato che non ci sarà alcuna opposizione da parte del suo paese in relazione al target. Raggiungere il 30% di efficienza energetica entro il 2030 permetterebbe risparmi rilevanti, ma è lo stesso Jean-Claude Juncker a riconoscere che la percentuale considerata non è che un piccolo passo verso obiettivi più ampi.

Le discussioni dei 28 ministri europei relativi alla politica energetica e ambientale da perseguire nei prossimi anni saranno basate anche sulla riforma del mercato dei crediti ETS, sulla necessità di rinforzare le reti di interconnessione elettrica europee e sui fondi da stanziare per aiutare i paesi più poveri a raggiungere gli obiettivi entro il 2030.

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