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Ecco i veri colpevoli dei disastri in Liguria

Mancano i soldi e la burocrazia ha bloccato gli interventi già deliberati; questi i motivi che sembrano all’origine di molti dei disastri di Genova.

Cerchiamo di non scomodare le responsabilità del Signore per il cattivo tempo e dell’uomo per l’incuria dei sistemi e degli equilibri idrogeologici. Vediamo, invece, nel concreto perché Genova è stata colta, almeno in parte, impreparata all’appuntamento con il destino di una nuova alluvione.

Nel 2012 sono stati appaltati lavori per l’allargamento delle volte sotterranee del Bisagno, per 35 milioni di euro; il Bisagno, come noto, è ed è stato all’origine di gran parte degli allagamenti e delle inondazioni di Genova. Alcune imprese, che hanno perso l’appalto, hanno fatto ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale, TAR; poi al Consiglio di Stato; poi ad un altro TAR; e così via. I lavori non sono stati fatti.

E’ ormai prassi comune tra le imprese quella di ricorrere al TAR, una volta perso un appalto; e questa consuetudine è fonte di dubbi e sospetti. Qualcuno era uso dire che ogni firma pubblica (ma anche privata) può trasformarsi in una occasione di corruzione. Certo è che gli appalti pubblici non possono continuare così, in un avvitamento perverso di leggi, regolamenti e procedure, che si trasformano in tempi lunghi o lunghissimi e in occasioni per malaffare. Le imprese trovano occasione per scorrettezze, come ricorsi ricattatori o accordi di dubbia liceità (“se tu ritiri il ricorso, io non mi presento alla prossima gara di tuo interesse” o argomentazioni del genere).

Non risulta per niente chiaro alla gente che lavora perché l’esame, da parte di un magistrato, di una gara conclusa e documentata, richieda tempi biblici per un giudizio di sua correttezza “formale”. L’esame contabile-amministrativo di un’impresa, anche complessa, per un esperto del settore non richiede quasi mai più di una settimana; perché mai l’esame formale di un giudizio già espresso da una commissione, dovrebbe richiedere più tempo? Ci sono anche delle priorità di cui tener conto, quando si hanno tra le mani decisioni sensibili da prendere; e Genova è ed era argomento ultra-sensibile, da trattare con procedimenti “per direttissima”.

Gli amministratori locali, infine, che avevano deciso molto rapidamente per questi lavori (anche se con “bandi di gara”, ritenuti malmessi), si sono fermati, secondo le procedure di Legge. Potevano andare avanti, ma a loro rischio e pericolo personale, esponendosi ad eventuali interventi sanzionatori di un altro Tribunale amministrativo, quello della Corte dei Conti. Ciò che non trova alcuna giustificazione invece, è il silenzio di questi amministratori nelle loro diverse sedi e funzioni; i giudici perdono tempo? E loro urlino le urgenze, i pericoli e le necessità della propria gente, senza aspettare doni divini dalla meteorologia (le letterine di sollecito tra “compagni” non contano).

Questo imbroglio di responsabilità deve servire ormai da lezione. Sembra che la “politica” abbia capito; ancora una volta aspettiamo dunque che alle parole e alle promesse seguano i fatti.

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