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Renzi, Brunetta, la fuffa e le tasse

Il Consiglio dei ministri ha approvato la Legge di stabilità con numeri e obiettivi per la finanza pubblica del 2015. Leggeremo con calma il documento e i dati. Al momento ci si può limitare a qualche notarella sull’impostazione di fondo.

Sarà senza dubbio una “manovra espansiva”, come ha scritto il Sole 24 Ore. Circa 11 miliardi di euro sono previsti in deficit (effetto dello spostamento del rapporto deficit/pil tendenziale dal 2,2% al 2,9%, rispettando comunque il tetto del 3%), ci saranno circa 18 miliardi di minori tasse nel complesso tra Irpef e Irap, coperti in parte da tagli alla spesa pubblica tutti da verificare. E comunque, dietro l’angolo, come ha detto ieri sera in tv Renato Brunetta nella trasmissione di Giovanni Floris su La7, ci sono le clausole di salvaguardia, ovvero più Iva, tasse accise per compensare gli eventuali tagli evanescenti alla spesa (le clausole di salvaguardia le aveva scovate l’economista Gustavo Piga leggendo la Nota di aggiornamento al Def).

Al netto dei dubbi su qualche copertura finanziaria, al di là di una spending review che sarà meno draconiana di quella ipotizzata dal tecnico Carlo Cottarelli, e oltre la consueta enfasi comunicativa del premier, c’è qualcuno che serenamente può sostenere che la manovra è tutta sbagliata?

Forse lo dirà qualche anti Renzi in pectore (lo stesso che prima proponeva patrimonialone miliardarie e ora congettura di manovrone choc da 40 miliardi). E forse lo pensa Renato Brunetta che in quanto opposizione (un’opposizione molto più renziana sovente del centrodestra alfaniano al governo…) ha già iniziato a cinguettare su Twitter: “Matteo Renzi non rispetta ne’ vincolo pareggio di bilancio strutturale, ne’ percorso riduzione deficit nominale, ne’ percorso riduzione debito“.

Ohibò, ma Forza Italia alle ultime politiche e poi alle Europee non era vessillifera di politiche anti austerità?, non era un partito araldo di critiche serrate al rigorismo teutonico?, non era un movimento che occhieggiava finanche agli umori anti euro? Forse ricordiamo male. Forse Brunetta è un tetragono difensore del Fiscal Compact, visto che non ha aderito (né lui né Forza Italia alla campagna referendaria anti austerità).

Di sicuro, non si può contemporaneamente accusare il governo di non fare marameo a Berlino e a Bruxelles, su tempi e vincoli delle regole di bilancio, e poi non riconoscere come un merito proprio le decisioni dell’esecutivo che ora Brunetta rinfaccia Renzi.

E poi, il taglio dell’Irap non era da anni nei programmi di Forza Italia?

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