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La profezia di Pippo Baudo su Beppe Grillo che casca dalle stelle si è avverata

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Si intitola ”Grillo nella rete” e racconta l’evoluzione del fenomeno politico e sociale del comico genovese, diventato leader nazionale del Movimento 5 Stelle in pochi anni, e al contempo l’evoluzione di un Paese, l’Italia, in cui negli ultimi mesi si sono verificati cambiamenti che hanno pochi paragoni nel mondo.

Il libro di chi scrive queste righe e di Anna Martini (Tullio Pironti editore) è stato pubblicato nella primavera scorsa ed ha la prefazione di Pippo Baudo. Il famoso presentatore televisivo, nel testo in questione, ha raccontato come scoprì il comico in un teatro milanese, il provino che gli fece e come lo scritturò in Rai: “E’ una cosa seria?”, abbiamo chiesto allora a Baudo rispetto alla prospettiva dell’impegno politico di Grillo. “Sinceramente penso di no – ha risposto – e aspetto il giorno in cui un grande manifesto, con la faccia ingrigita ma simpatica e sorridente di Grillo, annunci uno spettacolo intitolato: Stasera Beppe Grillo, tornato comico”.

Considerando la piega che hanno preso gli eventi rispetto alla guida del M5S, Pippo Baudo ci ha indovinato. Al punto che due giorni fa lo ha ricordato in un’intervista al Quotidiano nazionale: “Mi aspettavo che prima o poi sarebbe successo – ha detto – perché lui non è un uomo politico. Lo conosco, l’ho frequentato, ma lui è un artista. Ha inventato questa cosa del partito ma ha creato una cosa più grande di lui”.

Secondo il presentatore la decisione di Grillo di affidare l’M5S a un direttorio è una “dimostrazione molto sincera, quasi un’ammissione, della sua incapacità personale di essere davvero il capo di un movimento politico”. Ha aggiunto Baudo: “Sarebbe stato un miracolo se Grillo ci fosse riuscito, come se Churchill fosse stato Fred Astaire”. Una sera che Grillo “si è messo al pianoforte e ha suonato e cantato”, ha raccontato Baudo, “anche la moglie mi ha detto: ah, se tornasse a fare questo saremmo tutti più contenti”.

La sua previsione sul movimento dei grillini è che “questi ragazzi finiranno sbandati. Hanno assaporato una cosa bellissima: con 180-200 voti sul web sono diventati deputati o senatori, mentre c’è gente che ha lavorato una vita a fare comizi a destra e manca per raggranellare migliaia di voti”. Sempre ieri, parlando in piazza San Fedele a Milano, Silvio Berlusconi ha voluto imporre il cappello sul passo indietro del leader del M5S: “Ne ho messi sotto dieci – ha comiziato – nel corso della mia carriera politica, adesso l’undicesimo è Grillo”.

La verità è che è Grillo ad aver messo sotto Berlusconi nelle recenti elezioni (quelle politiche ed europee, soprattutto) facendo diventare il Cavaliere il terzo incomodo tra lui e Matteo Renzi. Ma è stato proprio l’entrata sulla scena politica nazionale dell’ex sindaco di Firenze a mettere in crisi il modello del movimento dei pentastellati, più volte spiazzato dalla comunicazione diretta dell’attuale Premier e dalla costante tendenza a voler “scavalcare” il rapporto con i corpi intermedi della rappresentanza sociale.

Chi ha portato “Grillo nella rete”, in effetti, è stato alla fine Renzi. Lo ha messo sotto, usando quell’aurea di modernità, basata sulla cultura digitale, con la quale il M5S si è presentato inizialmente agli elettori. Poi è seguito, sempre da parte del giovane Premier, un registro diverso, più vicino alla lingua con cui ci si rivolge ai cittadini piuttosto che alle istituzioni.

Infine il travolgente risultato elettorale a favore del Pd, registrato nelle elezioni europee di maggio. Il libro, citato nelle prime righe di questo articolo, si concludeva con l’ipotesi che la resa dei conti tra Grillo e Renzi sarebbe giunta nel tempo delle prossime elezioni politiche, “quello che volgerà al termine naturale, o forse anticipato, della legislatura in corso”. E’ “in questo spazio temporale che si svolgerà il vero scontro tra Politica ed antipolitica, destinato ad avere un unico vincitore”.

La cronaca di questi giorni dimostra che Politica ed antipolitica continueranno a darsele di santa ragione, ma che Beppe Grillo ha capito di non poter trionfare e, perciò, ha deciso di non essere più della partita. Chi non ha mai avuto dubbi su questo esito finale è stato fin dall’inizio Pippo Baudo, uno che di spettacolo se ne intende.

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