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Urge un patto tra giovani e anziani

“E’ stato il congresso delle congiunzioni astrali, visto l’inedito allineamento, per la prima volta nella storia della Uil, delle dimissioni di Angeletti, dell’elezione di Barbagallo e la proclamazione di uno sciopero generale”. E’ la sintesi che Alessandra Testorio, cronista dell’agenzia di stampa Adn Kronos, ha dedotto dai lavori congressuali della Confederazione in questione.

Il nuovo segretario generale, nell’intervento conclusivo, ha avanzato una proposta interessante: “Un patto generazionale – ha detto Carmelo Barbagallo – tra i giovani e gli anziani di questo Paese, cioè lavoro stabile per i giovani e flessibile per gli anziani”. In cosa potrebbe consistere questa staffetta? Ai lavoratori anziani è consentito di passare da un regime di impiego a tempo pieno ad uno a tempo parziale. Per loro aumenta il tempo libero, ma diminuisce lo stipendio.

Le imprese, quindi, possono utilizzare il salario risparmiato per assumere un giovane a tempo pieno. Si tratta di un passaggio delicato, perché l’occupazione di giovani e anziani passa comunque per una riduzione del dualismo sul mercato del lavoro, della pressione fiscale e sull’aumento della produttività. Suggerisce Tito Boeri, economista: “Ben venga una staffetta generazionale, ma che modifichi la distribuzione dei trasferimenti pubblici e alleggerisca il carico fiscale sul lavoro”.

Il problema, purtroppo, è che tutta l’economia continentale, non solo quella nazionale, soffre: “Nell’eurozona – afferma Enrico Cisnetto – non c’è traccia di una strategia complessiva per uscire sia dalla bassa crescita che dalla bassa inflazione, né la controfigura di qualcuno che provi a formularla”.

Insomma, nella zona euro la ripresa non c’è, mentre investimenti e consumi sono in caduta libera. Risulta un solo segnale che pare ancora godere di una buona stella: la Bce ha, infatti, annunciato che farà tutto il possibile per aiutare la ripresa attraverso gli strumenti a sua disposizione. Si esce da recessione e da una semideflazione solo con gli investimenti; ne servono assolutamente di nuovi.

In questo senso, val la pena di segnalare il saggio consiglio di Franco Bassanini, presidente della Cassa Depositi e Prestiti: “La Bce – ha detto Bassanini – potrebbe considerare una nuova forma di rifinanziamento dedicata alle infrastrutture, dando la possibilità di accedere a questa non solo a istituti di credito, ma anche a banche di sviluppo, casse depositi e prestiti,fondi pensione e assicurazioni vita, a condizione che dimostrino di utilizzarla per finanziare l’economia reale”.

E’ bene ricordare che la Cassa Depositi e Prestiti è uno strumento efficace, ma allo stato ancora ampliamente sottoutilizzato; messa in condizione di rafforzare il suo capitale col suddetto rifinanziamento, potrebbe rendere disponibile ulteriore credito all’economia anche attraverso il Fondo strategico nazionale ed il Fondo d’investimento italiano. Stiamo parlando di soldi freschi, investiti a lungo termine, e rivolti principalmente alle infrastrutture materiali e digitali del settore industriale nazionale e quello continentale. Il Paese ha ancora la possibilità di recuperare posizioni di vertice a livello manifatturiero in Europa e nel mondo.
Questa volta, però, la sfida per la crescita abbisogna di precise congiunzioni politiche.

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