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Unicredit, Intesa e Mps. Ecco come le banche spingono i fondi comuni di investimento

Nel primo semestre dell’anno la raccolta netta si è indirizzata ancora verso i prodotti “a cedola”, tipicamente a scadenza, ma si consolidano i segnali positivi sulle altre asset class denotando il progressivo ampliamento del mix di prodotti offerti.

Nel 2014 i fondi comuni sono cresciuti ancora in misura significativa rispetto al 2013: la raccolta netta dei prodotti collocati a investitori italiani (compresa una stima dei fondi esteri di esteri e al netto di duplicazioni) nei primi 9 mesi del 2014 è stata pari a 55 miliardi di euro, superiore a quella dell’intero 2013 (46 miliardi di euro). In termini di asset class, la componente principale continua a essere quella dei prodotti flessibili (58% del totale nel 2014, dal 53% del 2013), grazie in particolar modo ai fondi a cedola; resta positiva e in crescita la raccolta dei prodotti obbligazionari e si conferma la ripresa dei prodotti investiti prevalentemente o con una quota rilevante in titoli azionari. Peggiorano invece i deflussi dai fondi comuni monetari, per la bassa redditività di questa asset class agli attuali tassi di mercato, mentre si è assistito a segnali positivi, pur se deboli e circoscritti, per i fondi hedge.

Prometeia, come di consueto, ha approfondito le caratteristiche dei prodotti che si sono segnalati per i maggiori volumi di raccolta netta nel primo semestre dell’anno. La raccolta netta è ancora concentrata in prodotti che si prefiggono l’obiettivo di distribuire “cedole” oppure che si caratterizzano per una prevalenza di classi a distribuzione dei proventi, con flussi prossimi a 18 miliardi di euro. La loro incidenza sulla raccolta totale si è però ridotta rispetto al 2013, rappresentando la metà dei flussi complessivi nel primo semestre del 2014 (dal 60% in media nel 2013).

L’offerta di prodotti “a cedola” e/o distribuzione dei proventi è prevalentemente riconducibile al canale bancario, sia per i principali operatori che per quelli medio piccoli, ma si osserva una raccolta netta positiva anche per le altre tipologie di fondi comuni (quasi 5 miliardi di euro di flussi a tutto giugno 2014), come effetto della diversificazione delle politiche di offerta rispetto a quanto osservato nel biennio 2012-13, finora limitata a pochi operatori, e dei mutamenti dei mercati finanziari e delle esigenze della clientela.

Al netto dei fondi a cedola, si distinguono in particolare i fondi flessibili (+12 miliardi di euro), grazie prevalentemente a fondi target date (a scadenza predefinita) e fondi a formula e, su volumi più contenuti, i fondi obbligazionari high yield e i prodotti bilanciati (per il 70% di tipo obbligazionario e per il 55% collocati da operatori esteri). Sono inoltre tornati in terreno positivo i fondi obbligazionari corporate investment grade grazie all’andamento positivo dei mercati di riferimento.

Concentrando l’attenzione sui fondi a cedola, è proseguita nel 2014 la tendenza a spostare l’offerta verso prodotti diversificati tra investimenti obbligazionari e azionari, in un’ottica di miglioramento dei rendimenti, a fronte di deflussi dai prodotti obbligazionari flessibili in cui erano classificati prevalentemente i fondi a cedola istituiti nel 2012. In particolare, la raccolta netta in fondi a cedola nel primo semestre del 2014 è riconducibile per il 68% a prodotti classificati come flessibili e per il 15% rispettivamente a obbligazionari misti e bilanciati.

Relativamente alle caratteristiche delle cedole distribuite e limitando l’analisi ai primi 50 fondi comuni per raccolta netta istituiti dalle Sgr di matrice bancaria, si osservano alcuni cambiamenti rispetto ai prodotti offerti nel 2013. Nel 2014 si assiste a una maggior diffusione di nuovi prodotti aventi cedole predefinite in un primo periodo e incerte successivamente, prevalenti sia in termini di numerosità di fondi sia di raccolta netta, presumibilmente in risposta alla domanda di maggiore certezza dei rendimenti da parte della clientela, in un contesto di bassa redditività degli strumenti a minore profilo di rischio. Nel 2013, invece, la maggior parte dei prodotti istituiti nell’anno di riferimento prevedeva la variabilità nell’entità delle cedole distribuite in tutto l’orizzonte temporale considerato.

In sintesi, il miglioramento del mercato dei fondi comuni è stato principalmente trainato, come nel 2013, dalle politiche distributive del canale bancario attraverso fondi a cedola e/o a distribuzione dei proventi (solitamente target date e di recente istituzione), ma nel 2014 si è assistito ad una crescita dei flussi anche verso le altre tipologie di fondi comuni, denotando la propensione ad ampliare progressivamente il mix di prodotti offerti e in risposta sia ai cambiamenti dei mercati finanziari sia a esigenze da parte della domanda di una maggiore stabilità dei rendimenti nel medio-lungo periodo.

Leggi l’articolo completo sul sito di Prometeia

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