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Greta, Vanessa e le Ong fai-da-te

La vicenda delle due ragazze italiane liberate in Siria dopo mesi di prigionia non meriterebbe particolare attenzione se non si sprecassero in questi giorni inutili, irreali, se non fuorvianti, commenti.

La vicenda Calipari ci ha tristemente evidenziato i pericoli e i rischi anche collaterali che i servitori dello Stato corrono quando si intavolano trattative con bande armate senza bandiera.

I servizi segreti fanno quanto viene loro indicato, ma ciò è quasi grottesco quando i rischi e le complicazioni anche internazionali sono evitabili con condotte più logiche e condivise.

Tra l’altro appare difficilmente comprensibile in base a quali professionalità e capacità privati cittadini vadano in zone di guerra implicando con i personali comportamenti rischi e spese importanti da parte dello Stato.

Certo c’è un problema umanitario comunque presente laddove lo scarso rispetto dei diritti umani e in particolare lo scarso rispetto per la dignità della donna rappresenta un aspetto drammatico.

Premesso che di solito le trattative prevedono una transazione e considerato che vengono affidate ai Servizi per evitare pubblicità sarebbe forse meglio, invece di trombonismi e dichiarazioni di principio, porre concretamente norme più serie.

Basterebbe imporre a chiunque, giornalista o cooperante si rechi in zona di guerra, l’obbligo di assicurazione privata specificando che chi si assume rischi privati non può contare su interventi dello Stato.

Saremmo più credibili con gli alleati e sicuramente si ridurrebbe il fenomeno delle ONG ‘’fai da te’’.

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