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Effetto serra sulle Popolari?

Gianni Gambarotta si chiede: chi ispira le manine di Matteo Renzi? Gli esempi di blitz improvvisi del premier iniziano a essere un po’ troppi per non destare curiosità: salva Berlusconi, voto multiplo per le società quotate, riforma (rottamatoria?) delle Popolari.

Beninteso, un sano decisionismo è quello che in molti auspicavano. Ma il decisionismo renziano va a corrente alternata. Un solo esempio: circa 4 mesi fa il governo per bocca del ministro dell’Interno, Angelino Alfano, annuncia la imminente approvazione di un pacchetto anti terrorismo, e in particolare contro il fenomeno dei foreign fighter. Provvedimento mai approvato seppure ripetutamente annunciato. Eppure non si può dire che il fanatismo islamico non sia una urgenza…

È stata considerata urgente, invece, la riforma delle banche popolari. Così gli articoli di legge che erano previsti nel disegno di legge sulla concorrenza – che è coordinato dal ministero dello Sviluppo economico (qui una una delle ultime bozze) – sono stati espunti dalla bozza del ddl e la manina renziana li ha fatti approvare in consiglio dei ministri. Alla fine, come dice il saggista Giancarlo Galli a Formiche.net, i banchieri interessati nonostante reazioni toste non faranno “guerre di religione”. Si vedrà. Certo che la questione delle manine renziane si fa davvero interessante.

Tre giorni fa il collega Fernando Pineda, raccogliendo indiscrezioni convergenti fra Milano e Roma, ha scritto su Formiche.net che nelle settimane precedenti l’approvazione in consiglio dei ministri della riforma delle 10 maggiori banche popolari sarebbero stati organizzati in Inghilterra dal fondo Algebris fondato dal finanziere ultra renziano Davide Serra una sorta di riunioni/seminari su potenziali innovazioni legislative in Italia sulle banche popolari. Oggi il Corriere della Sera scrive testualmente questo in un articolo di Mario Gerevini, dando conto tra l’altro di anomali incrementi borsistici dei titoli delle Popolari quotate a Piazza Affari (titolo “Maxi speculazione sulle Popolari. La pista della Consob porta a Londra”):

Considerando l’effetto dirompente che la notizia ha avuto sul mercato a partire da lunedì 19 gennaio, con rialzi a due cifre di tutte le banche coinvolte, è evidente quanto siano stati abili gli «accumulatori» di pacchetti. A fine settimana, nonostante le prese di profitto di ieri, il Banco Popolare, per esempio, registra un balzo del 21%, Ubi del 15%, la Popolare Emilia del 24% e Banca Popolare di Milano del 21%. E non sono titoli sottili che si muovono con un paio di ordini fuori prezzo. Ma lo scatto più spettacolare è quello della Popolare Etruria e Lazio di cui è vicepresidente Pier Luigi Boschi, il padre del ministro per le Riforme Maria Elena Boschi: +65%. È plausibile, dunque, che quelle posizioni «londinesi» siano state prontamente smontate con i titoli scaricati sul mercato approfittando da una parte dei rialzi e dall’altra dagli enormi volumi di scambio che garantiscono maggior copertura. 

È la tempistica delle operazioni, comunque, l’aspetto più delicato se davvero si riuscirà mai ad accertarne la consistenza e individuare intermediari e beneficiari. Si sa che l’utilizzo di schermi e lo schema delle sponde in paradisi fiscali spesso frena le verifiche, anche quelle della Consob. La quale per adesso è impegnata negli accertamenti preliminari sull’operatività dei titoli delle Popolari, sia a monte sia a valle delle notizie sulla riforma. Di più le fonti della Commissione non aggiungono. Ma il famoso «faro» della Consob è acceso. La luce potrebbe «tirare» fino a Londra e più che a valle potrebbe guardare a monte. 

Prima delle 18 di venerdì chi e quanti ne erano a conoscenza? Come si è sviluppato l’iter tecnico che ha portato al varo di quel testo? Il contenuto era altamente price sensitive con l’addio al voto capitario e l’obbligo di trasformazione in società per azioni. Per quante mani è passato il testo? Raramente un provvedimento legislativo ha avuto un impatto così immediato e violento su una parte del listino. E mentre la norma prendeva forma, a Londra qualcuno preparava le munizioni per la grande speculazione. Si vedrà se c’è un nesso.

C’è una relazione fra l’articolo di Pineda è quello di Gerevini? La faccenda delle manine si fa sempre più intrigante.

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