Skip to main content

DISPONIBILI GLI ULTIMI NUMERI DELLE NOSTRE RIVISTE.

 

ultima rivista formiche
ultima rivista airpress

Il mite Mattarella e lo smargiasso Renzi

Il nuovo presidente della Repubblica Sergio Mattarella è fortunatamente un uomo mite, come si capisce solo a vederlo camminare e a sentirlo parlare, diversamente dal giovane presidente del Consiglio. Che ha voluto appropriarsi della sua elezione gonfiando il petto e liquidando per “partitini” quelli che, pur alleati di governo, hanno in qualche modo cercato di resistere ai suoi metodi, e rischiato di trovarsi cacciati per ritorsione dalla maggioranza con una crisi o un rimpasto lampo.

Mattarella è un mite dalle convinzioni certamente salde, che saprà mettere a frutto nella sua dichiarata azione di “arbitro imparziale”, purtroppo fra giocatori spesso scorretti. Egli pertanto potrà riservare sorprese a Matteo Renzi, come tutti i suoi predecessori al Quirinale hanno fatto d’altronde con quanti ne avevano sostenuto con più forza l’elezione.

Le convinzioni di Mattarella sono state ad un certo punto trasformate imprudentemente in bastoni nodosi dal presidente del Consiglio, precludendo o ritardando quei larghi consensi che l’ex giudice costituzionale, già vice presidente del Consiglio, ministro democristiano e tante altre cose, avrebbe meritato.

E’ risultato, per esempio, del tutto gratuito e controproducente il merito che Renzi ha voluto riconoscere nelle primissime battute del percorso della candidatura al Quirinale il merito di Mattarella di essersi dimesso nel 1990 da ministro della Pubblica Istruzione del penultimo governo di Giulio Andreotti, con altri colleghi di corrente del partito, per “un ideale”. Che era quello, ben poco progressista, di contrastare la piena legittimazione della televisione commerciale e del suo diritto di fare davvero concorrenza alla Rai-Tv. Un diritto poi sancito dagli elettori con un referendum che salvò la terza rete contestata all’allora Fininvest dalla sinistra interna ed esterna alla Dc.

Archiviata giustamente da Mattarella come una vicenda del passato, anacronistica come la pretesa di Ugo La Malfa negli anni Settanta di impedire la tv a colori, Renzi ha voluto rilanciarla come un’impresa ancora attuale e benemerita: lui, poi, che da ragazzo si è fatto le ossa nella tv commerciale partecipando a concorsi e vincendo bei soldini.

Più che ad un “ideale”, quelle dimissioni di Mattarella risposero ad un banale “ordine di corrente”, come ha giustamente osservato in una intervista al Fatto l’allora collega socialista di governo Claudio Martelli, al netto di una ingiusta polemica da lui riproposta sul terreno della lotta alla mafia, per via delle voci circolate sul padre Bernardo, contro un esponente della Dc che prezzo maggiore della morte del fratello Piersanti non poteva pagare nell’azione di contrasto alla criminalità organizzata.

Proprio per il contributo dolorosissimo e inconfutabile dato alla lotta alla mafia Mattarella non meritava, francamente, neppure lo sgarbo riservatogli, nel quarto scrutinio obbligatoriamente segreto che lo ha portato al Quirinale, con quelle schede compilate come pizzini, riconoscibili all’esterno per il nome posticipato o anticipato al cognome, per la qualifica, le iniziali, la punteggiatura e quant’altro. Una cosa della quale sono sicuro che il presidente della Repubblica avrebbe fatto molto volentieri, e giustamente, a meno. Una cosa che non fa onore a un Parlamento che rivendica il diritto di eleggere ancora il capo dello Stato, senza lasciarne invece la scelta ai cittadini., ma pretende di continuare a farlo con procedure poco trasparenti.

Saranno pure sottigliezze ma hanno il loro peso. Come ne ha uno di segno lodevolmente opposto, per niente divisivo, l’invito di Mattarella a Berlusconi, prontamente contestato non a caso dai soliti mozzaorecchi, di assistere al suo insediamento al Quirinale. Un gesto da mite con la schiena dritta e il coraggio di quel senso della responsabilità, e di pacificazione degli animi, da cui non può prescindere un buon presidente della Repubblica. Un presidente che potrebbe rivelarsi il migliore, per quanto spinto sul Colle nel modo peggiore.

CONDIVIDI SU:

Gallerie fotografiche correlate

×

Iscriviti alla newsletter