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Il vero beneficiario del QE di Draghi? La Germania

Mille e cento miliardi di acquisti in titoli di Stato, Abs, obbligazioni garantite: 60 miliardi al mese fino a settembre 2016. Il QE (Quantitative Easing) è ufficialmente partito e quello che è sempre stato descritto come un grande regalo fatto alla periferia potrebbe invece rivelarsi più premiante per la Germania. Così scrive, per esempio, il Wall Street Journal.

SOLDI AI TEDESCHI, SCRIVE IL WSJ

Il programma della Bce ha “ricevuto consensi da investitori, politici e industriali nella regione e nel mondo. Non in Germania… dove la decisione è stata accolta con disapprovazione da leader politici e pubblico. Ma è tuttavia l’economia che offre le migliori condizioni (leadership nell’export, banche ben capitalizzate e mercato del lavoro forte) per direzionare i prestiti della banca centrale in credito all’economia reale, spesa pubblica e produzione”. Eppure sia Jens Weidmann, il presidente della banca centrale tedesca, sia il cancelliere Angela Merkel, hanno dichiarato che il programma potrebbe non risolvere i problemi di debito e competitività dell’eurozona, ma, al contrario “creare pressione su Paesi come Italia e Francia”.

E L’ITALIA DELLE IMPRESE POTREBBE ESSERE TAGLIATA FUORI

Il rischio che il QE all’Italia non arrivi proprio è “concreto”, secondo il professore di finanza matematica alla Bocconi Marcello Minenna che sul Sole scriveva: “Come se l’esperienza dei prestiti agevolati (gli Ltro) che la Bce ha erogato alle nostre banche all’apice della crisi non fosse ancora fresca nella memoria: dei 270 miliardi di euro di Ltro erogati, 220 sono stati utilizzati per acquistare titoli di Stato e 50 per ripagare i debiti assunti verso le banche europee, principalmente tedesche; il grande assente: il finanziamento alle imprese”.

EFFETTO LIMITATO ANCHE SULLA BORSA

Il QE ha avuto già l’effetto, generalizzato per l’Europa, di far tornare i flussi di investimenti internazionali sulle Borse della regione. Anche a Piazza Affari dove però l’effetto non potrà che essere limitato, viste le dimensioni e la struttura, sempre più rarefatta, del listino. Lo spostamento verso l’azionario è spiegato dai money manager molto semplicemente: gli investitori scappano dai titoli di Stato che ormai viaggiano su rendimenti zero o negativi (il Bund è negativo fino alle scadenze di sei anni) e cercano asset più redditizi anche se potenzialmente più rischiosi. Questo spostamento potrebbe essere un fuoco di paglia se all’allentamento monetario non faranno seguito le agognate e sofferte riforme. Intanto però, molti investitori stanno tornando a puntare in Italia su banche e industria con vocazione ai mercati internazionali.

GERMANIA ÜBER ALLES

Anche nelle banche d’affari è piuttosto diffusa l’idea che alla fine sia proprio la Germania fiera oppositrice degli acquisti di titoli di Stato la maggiore beneficiaria. Lo scriveva in un report a fine anno scorso Luca Mezzomo, di Banca Intesa. Vitor Constancio, il vicepresidente della Bce ha indicato che se la banca centrale dovesse acquistare titoli governativi “lo farebbe – ha scritto Mezzomo – in base alle quote nel capitale Bce: una regola di questo genere favorirebbe i Paesi con un’elevata quota nel capitale Bce, ma con un basso debito e migliore rating, sicché la composizione del portafoglio da questo punto di vista potrebbe essere considerata meno rischiosa rispetto al portafoglio Smp (il programma Securities markets terminano a settembre 2012, ndr)”. E chi è nell’Euroozna ad avere basso debito e rating elevato?

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