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Pensioni Inps, ecco verità e bugie (non solo sulla Fornero)

A.A.A. Causa improvvisa disdetta dell’acquirente, pregiata ditta tessile, fornitrice della Fiom, liquida a prezzi di realizzo centomila felpe con impresso tricolore bianco, rosso e blu su campo verde con scritta ‘’Salvini con Le Pen’’.

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La sinistra dem non partecipa al voto nella riunione della direzione del Pd dedicata alla legge elettorale. Sarà un nuovo penultimatum?

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In materia di pensioni la storia vera è diversa da quella che raccontano. A sentire il popolo del talk show sembrerebbe che agli italiani sia stato negato il diritto di andare in quiescenza se non dopo anni di angosciosa attesa, a causa delle riforme, in particolare di quella ‘’famigerata’’ che porta il nome del ministro Fornero. Smentisce tale rappresentazione dei fatti un articolo di Davide Colombo, su il Sole 24 Ore, in cui, lavorando su dati forniti dall’Inps (limitatamente al settore privato), si dimostra che, negli ultimi 6  anni l’età media effettiva è aumentata di 6 mesi ed una settimana.

Già. I sistemi pensionistici cambiano lentamente e soprattutto, sono attraversati da tante ‘’uscite di sicurezza’’ che consentono di derogare pure alle regole più severe. Dal 2009 ai primi mesi del 2015 sono andati in pensione oltre 1.503.000 lavoratori (di cui 745mila di anzianità o di vecchiaia anticipata e 758mila di vecchiaia). Le nuove regole hanno determinato un incremento importante dell’età media di vecchiaia (da 62,5 a 65,6 anni), mentre hanno interessato di soli 9 mesi (da 59 a 59,9) l’età del pensionamento anticipato, che in prevalenza è utilizzato dagli uomini, i quali sono, in generale, in grado di far valere il requisito contributivo (ora intorno a 42 anni) ad un’età inferiore ai 60 anni. Dal 2010 al 2014, i pensionati di anzianità o anticipata sono stati 443mila a fronte di 174mila donne.

Certo, la riforma Fornero, nel 2013, ha determinato uno ‘’scalino’’ che ha indotto una diminuzione del numero delle pensioni sia di vecchiaia che anticipate. Va tenuto presente, però, che la legge di stabilità ha manomesso, fino a tutto il 2017, la modesta penalizzazione economica a carico di chi andava in quiescenza anticipata prima dei 62 anni. Non è che il disincentivo rappresentasse un forte deterrente, ma il suo venir a mancare alimenterà  – almeno sul piano psicologico –  il proposito di avvalersi di quell’opzione.

Ad abbassare l’età media contribuiranno le coorti dei c.d. esodati. Di questi trattamenti sono stati erogati 70mila circa a fronte di 109mila certificati e di 170mila salvaguardati.

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