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Il pensiero e la decisione

Vado sempre più convincendomi che il ripensamento della politica debba essere collocato in un contesto di riforma complessiva del vivere insieme; in particolare, se penso ad alcune straordinarie esperienze vissute in Italia nel secondo dopoguerra, trovo necessario ricostruire “comunità di pensiero politico per la decisione”. Per abitudine, siamo portati a pensare che la decisione possa nutrirsi soltanto di tattica e di velocità, certamente necessarie in un mondo esasperatamente competitivo, ma non è così; la politica è, prima di tutto, “talento visionario”, dialogo profondo, ricostruzione continua di sistemi di relazione; ed è, soprattutto, conoscenza e profonda condivisione dei processi storici. Per fare politica è necessario ripensare insieme la realtà.

Il pensiero e la decisione si alimentano reciprocamente; come non può esistere un pensiero che non abbia uno sbocco nella realtà quotidiana di ciascuno di noi, così la decisione, per essere efficace e sostenibile, ha bisogno di un retroterra culturale, strategico, di conoscenza, di maturazione. Il pensiero e la decisione devono andare oltre il luogo comune, che è l’esercizio culturale più diffuso, e l’illusione che il “fare le cose” sia l’unica condizione per cambiare la realtà.

Organizzare “comunità di pensiero politico per la decisione” significa ritrovare la voglia di conoscere per agire. La “società digitale” permette di annullare il tempo e le distanze , portando davvero il mondo (e con esso punti di vista e culture differenti) nelle nostre vite; attraverso l’utilizzo delle nuove opportunità e tecnologie, però, dobbiamo riabituarci alle difficoltà di un pensiero profondo, uscendo dalla superficialità di una comunicazione che sfiora i problemi (ad uso della “pancia” o di una “ragione non progettuale” delle persone) ma che non ne affronta le complessità.

La sfida, per l’umanità, è di diventare integrazione di comunità, di volontà progettanti, di ragioni connaturate alle passioni e di acquisire consapevolezza delle vere sfide che percorrono il mondo. Nulla è come sembra; le transizioni, infatti, ci chiamano a “respirare l’oltre” e a farlo ciascuno con la propria unicità.

 

 

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