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Così l’embargo di Putin sparecchia le tavole dei russi

La tavola dei russi, dall’agosto scorso, è più povera, mentre la spesa quotidiana si fa sempre più cara. La causa è l’effetto combinato dell’embargo sui prodotti agroalimentari occidentali e della concomitante crisi monetaria del rublo.

PESCE PIU’ CARO

Le statistiche dicono che non si tratta di un pesce d’aprile per Putin. I prezzi dei prodotti ittici russi, da agosto a marzo, hanno subito un aumento del 31%. Il dato è stato reso noto nei giorni scorsi da Ilya Shestakov, capo dell’Agenzia Federale della Pesca, che – secondo quanto riportato dall’agenzia Interfax – ha ricordato come nel 2014 le importazioni di pesce siano diminuite del 12,8%, mentre l’export di pesce russo è calato del 9,5%.

EMBARGO BOOMERANG

L’embargo deciso da Putin – una risposta alle sanzioni occidentali inflitte alla Russia in seguito alle tensioni sul conflitto in Ucraina – si sta rivelando un boomerang. I prezzi salgono (specialmente quelli di salmone, aringa e merluzzo), certi prodotti non si trovano e lo Stato è costretto a investire nello sviluppo dell’acquacoltura (7,7 milioni di dollari), alla ricerca di un’autarchia alimentare d’altri tempi.

QUESTIONE DI PESCE

Il pregiato salmone norvegese è ormai un lontano ricordo per i buongustai della piazza Rossa, così come le aringhe fornite dai pescatori scozzesi. E, sul pesce importato, il governo russo sta pensando di introdurre una tassa. Mossa che, davanti a un’inflazione galoppante per il cibo, provocherebbe un ulteriore aggravio dei prezzi. Priatna apetita Putin.

(ha collaborato Maicol Mercuriali)

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