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Gli investimenti cinesi nel Pireo. La sfida ai porti italiani

“At PTC […] we operate [our] container terminal […] with a mission to be the ‘Gateway and transhipment hub in Greece, [the] Mediterranean and Europe’
(Dal sito web della Piraeus Container Terminal, filiale di Cosco in Grecia)

LA PRESENZA CINESE IN EUROPA

Crescono i numeri della presenza cinese in Europa, con gli investimenti diretti di Pechino destinati a giocare un ruolo sempre più rilevante nelle relazioni bilaterali. Le aziende cinesi si concentrano ormai su settori strategici. Priva ancora di una domanda interna sufficiente ad assorbire i beni prodotti dalle sue aziende, la Cina guarda all’Europa tanto come mercato di sbocco che come fornitore di tecnologie e know-how. Per i tecnocrati di Pechino contano la crescita qualitativa e l’acquisizione di competenze avanzate; solo queste potranno infatti garantire la competitività e la leadership globale cui il governo aspira in fin dei conti per l’industria nazionale. Infrastrutture e logistica sono due fra i settori di maggiore interesse.

LA SCELTA DEL PIREO

L’investimento che China Ocean Shipping (Cosco) ha effettuato a partire dal 2009, attraverso la controllata Cosco Pacific, nel porto ateniese del Pireo è spesso citato tra i più importanti segni della presenza cinese nell’UE e riveste un ruolo strategico per Pechino. Tutto comincia quando Cosco, colosso di stato cinese, ottiene in concessione dal governo greco per 35 anni la gestione di due dei tre moli del porto greco. L’Autorità Portuale del Pireo, di proprietà pubblica, continua invece ad assicurare funzionamento e management del Molo I. Con quest’accordo i cinesi porteranno nelle casse di Atene 4,3 miliardi di euro per l’intera durata della concessione. Oltre al versamento di una somma iniziale di 50 milioni, sono previste infatti percentuali annuali calcolate sul fatturato e un canone per le superfici cedute. In contropartita, Cosco si impegnava anche ad effettuare sostanziali investimenti infrastrutturali sui due moli, completati poi nel 2014.

IL POTENZIALE DI SVILUPPO

Le cose potrebbero cambiare oggi, con la decisione del Governo di Atene – confermata dal Premier Tsipras – di cedere le proprie partecipazioni nell’Autorità Portuale. Cosco è ovviamente in prima fila, con l’obiettivo dichiarato di portare il Pireo ai livelli dei grandi porti del nord, Rotterdam e Amsterdam in primis, e diventare il maggiore hub logistico per il Mediterraneo. Forte della spinta cinese, il Pireo sembra ben avviato su questa strada, cui lo destina peraltro la posizione geografica. Il più vicino a Suez tra i porti europei, il Pireo rappresenta potenzialmente un gateway cruciale per il transhipment dei container provenienti dall’Asia. Potenzialmente capace di servire la Germania, hub naturale per l’Europa centrale e Balcanica, Cosco ha impresso un’accelerazione radicale allo sviluppo del porto. Secondo Containerization International magazine, nel 2012 quello di Atene era il porto che cresceva più rapidamente al mondo. Con i cinesi, il Pireo è passato dagli  1,7 milioni di TEU movimentati nel 2011, ai 2,7 del 2012 e 2,9 nel 2014, così balzando dal 77mo al 46mo posto della lista dei principali porti container al mondo. Certo, si è ancora lontani dai numeri macinati da Rotterdam, Amburgo e Anversa, ma l’acquisizione e integrazione dell’ultimo molo ancora in mano pubblica potrebbe cambiare drasticamente le cose.

LA STRATEGIA DI COSCO

La strategia di crescita di Cosco – d’altra parte – oltre alle infrastrutture fisiche si è concentrata su quelle immateriali. Se il futuro della logistica è smart, il porto deve adeguarsi. Importanti investimenti nell’ICT e nei processi hanno consentito un significativo miglioramento dell’efficienza delle operazioni lungo tutta la catena, garantendo elevati livelli di produttività. Oggi Cosco opera ad una velocità di 36 container per ora. Il doppio di quanto si fa al Molo I che è gestito direttamente dai greci. All’introduzione delle migliori apparecchiature disponibili sul mercato, i cinesi hanno affiancato i vantaggi di un gigante del settore, caratterizzato dall’integrazione delle attività della filiera e fortemente verticalizzato. Cosco stessa opera infatti anche nello shipping ed è con ciò uno dei principali clienti del porto. Sul fronte delle relazioni industriali, i cinesi hanno d’altronde azzerato il peso della tradizionalmente agguerrita rappresentanza sindacale e ridotto drasticamente i dipendenti diretti per affidarsi ad agenzie. Come risultato, malgrado manchino dati precisi al riguardo, oggi i costi per di handling per ogni TEU sono stimati tra i più bassi tra tutti i porti del mediterraneo. Vantaggi che non potevano passare inosservati.

UN GRANDE HUB LOGISTICO MEDITERRANEO

Con una decisione foriera di implicazioni – che ben esprime il potenziale di crescita del Pireo come hub logistico mediterraneo – nel marzo del 2013, Hewlett-Packard (HP) decide di trasferire la maggior parte delle proprie attività di distribuzione in Europa da Rotterdam ad Atene. Il porto del Pireo diventa in tal modo il principale gateway per la distribuzione dei prodotti HP verso l’Europa meridionale, centrale e quella orientale. E non soltanto. Da Atene transiteranno anche le merci destinate a rifornire i punti vendita dell’Asia centrale, del nord Africa e del Medio Oriente. Computer, portatili, stampanti che arrivano dalla Cina su grandi navi container approderanno al Pireo per essere trasbordate su vascelli più piccoli (transhipment) e con questi raggiungere i vari porti del Mediterraneo. Sempre dal Pireo, stavolta su rotaia, partiranno invece i prodotti destinati ai mercati balcanici, all’Ungheria e alla Repubblica Ceca. HP prevede viaggeranno su rotaia circa 76 container a settimana. Tra le ragioni dell’investimento HP cita ovviamente la riduzione di costi diretti di logistica (un tragitto più breve, dicevo, tra la Cina e alcune regioni europee), ma anche la maggiore efficienza nella gestione delle scorte di magazzino che il nuovo centro di distribuzione consentirà. E a quanto sembra, Hewlett-Packard non resterà a lungo da sola. La cinese Huawei, la coreana Samsung e ZTE, ancora un gruppo cinese nel settore delle telecomunicazioni, ne seguono l’esempio con propri centri di distribuzione al porto.  C’è chi parla di IKEA, Lenovo, LG e molti altri colossi.

I PORTI ITALIANI

Quando, nel giugno del 2014 il Primo Ministro cinese Li Keqiang ha visitato il porto del Pireo, è stato ricordato come le esportazioni cinesi potrebbero impiegare tra i 7 e gli 11 giorni in meno per raggiungere la Germania e l’Austria. Una sfida che investe direttamente gli interessi anche dei porti italiani, a partire da Gioia Tauro e Trieste, con quest’ultima chiamata a raccogliere l’eredità di porta naturale alla Mitteleuropa.

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