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La politica ai tempi dell’Expo

Da tempo il mondo del marketing pone la dimensione del denaro investito in una campagna pubblicitaria come limite quasi assoluto al raggiungimento di obiettivi di vendita. Più complesso è il problema se parliamo non di un prodotto di largo consumo bensì di un valore immateriale come può essere la capacità gestionale, magari non in un settore industriale ma per esempio nel governo del Paese.

Quali i risultati più importanti, quali i parametri imprescindibili, le variabili, la componente emotiva, le implicazioni sociali, i condizionamenti e i poteri coesistenti? E soprattutto, al netto dei risultati e della comunicazione, certe doti sono ovviamente apprezzabili anche in considerazione delle alternative in campo. Vale comunque anche qui la regola che un asino in pista non diventa un cavallo e che non basta essere un cavallo per diventare un purosangue.

Renzi corre veloce e quasi da solo. Non si può certo pretendere che si faccia anche carico dell’inesistente opposizione, un po’ opposizione di sua Maestà e un po’ con seri problemi di credibile capacità di governo. Però la mancanza di alternative alla lunga non funziona, nemmeno con i cittadini più anestetizzati. Come può essere un cittadino soddisfatto di ricevere assicurazioni sulla riduzione delle tasse e poi verificare l’aumento ufficiale della pressione fiscale? Nessuno chiede a Renzi miracoli, semmai a qualche ministro obiettivi verificabili e risultati coerenti.

Qualche mese fa fece scalpore la notizia di circa 55 milioni di denaro pubblico di investimento nella comunicazione (TV, giornali ecc.) per sostenere l’EXPO, cifra sicuramente criticabile, ma sicuramente più di questo dovrebbero preoccupare le eccezioni alla regola degli appalti assegnati solo dopo gara o la veloce scomparsa della notizia dell’operaio morto durante i lavori.

Sicuramente molti giornalisti sono distratti, ma quando sento qualche critico evocare la legge Acerbo e paragoni con il ventennio non riesco a trattenere l’ilarità. Per l’ennesima volta la situazione è grave, ma non è seria. Ripenso alle performance di qualche ministro e mi tranquillizzo. Forse Renzi ha qualche attenuante.

Non me ne voglia il ministro Giannini, ma Mussolini aveva Gentile. Altra storia.

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