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L’Europa ha scelto la rotta giusta sull’immigrazione. Parla Della Vedova

“Un’assunzione di responsabilità dell’Europa e un segnale di solidarietà concreta nei confronti dell’Italia”. Così il ministro dell’Interno Angelino Alfano ha accolto l’approvazione dell’Agenda per una nuova politica dell’immigrazione da parte della Commissione Ue.

Un piano che prevede la ripartizione di migranti e richiedenti asilo tra gli Stati membri in base a quote prestabilite. Calcolate secondo il numero di abitanti del Paese, il Prodotto interno lordo, il tasso di persone prive di lavoro, la quantità di profughi già presenti nella nazione interessata.

La strategia comunitaria – cui non parteciperanno Regno Unito, Irlanda e Danimarca – vedrà l’Italia accogliere il 9,94 per cento dei 20mila individui che risiedono in campi profughi all’estero e hanno i requisiti per ottenere lo status di rifugiati, oltre all’11,84 per cento dei richiedenti asilo già presenti o che entreranno in Europa. Per capire la portata e i punti critici dell’iniziativa, Formiche.net ha interpellato il sottosegretario agli Esteri Benedetto della Vedova.

L’iniziativa promossa dall’esecutivo comunitario rappresenta un cambiamento storico nelle strategie Ue riguardo l’immigrazione?

Senza dubbio. Appena sei mesi fa sarebbe stato difficile pensare che in tempi così rapidi si aprisse una prospettiva di cambiamento così radicale. È un successo dell’Italia e di Matteo Renzi. Il Consiglio Europeo straordinario su un singolo tema – la gestione dei flussi migratori – aveva un unico precedente: l’Undici settembre 2001.

Bruxelles ha agito in modo coraggioso?

È necessario riconoscere che la Commissione Ue e l’Alto rappresentante per la Politica estera e di sicurezza Federica Mogherini hanno affrontato molto seriamente il tema, prospettando un cambio di passo nell’atteggiamento dell’Unione in termini di metodo e in termini operativi.

Gran Bretagna, Irlanda e Danimarca non hanno aderito all’Agenda.

In base alla Comunicazione, la Commissione presenterà una proposta di decisione al Consiglio per l’attivazione del meccanismo di emergenza previsto dall’ art. 78,3 del TFUE, nel caso di un “afflusso improvviso di cittadini di paesi terzi”. Il Consiglio la adotterà a maggioranza qualificata, previa consultazione del Parlamento Europeo. Per tale ragione sono curioso di conoscere le scelte delle delegazioni italiane presenti nell’Assemblea di Strasburgo – Lega Nord compresa – in occasione del passaggio parlamentare che si aprirà. È importante che nel terreno politico emerga una spinta favorevole al programma comunitario.

La ripartizione tra Stati membri nell’accoglienza di cittadini migranti è un’intesa realistica e percorribile, o l’Italia dovrà assumersi un “fardello” più pesante rispetto alle nazioni del Nord?

Vi è innanzitutto un intervento di urgenza che concerne la redistribuzione e assegnazione dei rifugiati già presenti nel territorio europeo. Poi sarà l’esecutivo Ue a implementare il piano. Ricordo tuttavia che realtà come la Svezia accolgono una percentuale di profughi molto elevata in rapporto alla popolazione. Il nostro Paese chiede di non essere lasciato solo nel prendersi carico dei migranti che sbarcano sulle coste europee. E che finiscono per sentirsi protetti come lo sono dei prigionieri.

L’ospitalità dei richiedenti asilo coinvolge 20mila persone che attualmente si trovano nei loro paesi di origine. Ma come organizzare la politica dei flussi nell’eventualità di grandi ondate di profughi?

Le raccomandazione della Commissione Ue sui 20mila richiedenti asilo non riguardano l’emergenza. Ma se cambia l’atteggiamento dei governi nazionali e delle istituzioni comunitarie nella direzione prospettata dall’Agenda immigrazione, potremmo approdare a un assetto differente e solidale anche negli scenari eccezionali. In quel caso sarebbero gli Stati membri a scegliere di guardare dall’altra parte.

Adesso è realizzabile una coerente e ampia operazione europea nel Mediterraneo per porre fine all’ecatombe umanitaria?

L’obiettivo italiano – rendere l’emergenza profughi un tema europeo – è stato raggiunto. Al momento sono stati stanziati 60 milioni di euro per le ricollocazioni e 50 milioni di euro per l’assistenza dei 20mila profughi. Vedremo se le risorse si riveleranno adeguate per finanziarie la gestione del fenomeno tramite il programma Triton.

Quali iniziative vengono messe in atto al di fuori della logica di emergenza?

Allo scopo di evitare i viaggi nei barconi e il rischio di cadere preda degli scafisti, vi è la previsione di permettere l’accesso dei rifugiati nei paesi Ue attraverso richieste presentate nei luoghi di origine e nelle aree di transito. Ed è stata approntata una strategia di rimpatrio per gli immigrati economici “irregolari”, non titolati a godere di protezione umanitaria.

La Germania di Angela Merkel ha giocato un ruolo cruciale nel neutralizzare l’ostilità delle nazioni settentrionali a una politica di corresponsabilità in tema di immigrazione?

È indubbio che Merkel abbia mostrato uno spirito pragmatico, costruttivo e solidale esercitando un’azione importante nell’orizzonte di un maggiore coinvolgimento europeo. A tutto ciò si aggiunge il forcing Ue in atto nelle Nazioni Unite per definire un quadro giuridico coerente sul presidio del Mediterraneo e la lotta al traffico di esseri umani.

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