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Il ‘nuovo Grande Gioco’

the great game

Due i fatti internazionali che meritano qualche riflessione. Il primo è l’intervento delle forze speciali americane in Siria che ha portato all’uccisione di alcuni esponenti di rilievo dello Stato Islamico (IS) e alla cattura di una donna trasferita in un carcere americano in Iraq, mentre voci non confermate riferiscono di un tentativo contestuale di assassinio del presidente siriano Assad da parte di forze speciali francesi infiltrate in movimenti locali di opposizione. Il secondo è la decisione del Consiglio europeo esteri e difesa per l’avvio di una missione militare navale dell’UE nel Mediterraneo a guida italiana con lo scopo di “distruggere il modello di business dei contrabbandieri e il network di trafficanti” che si giustifica per il “legame tra organizzazioni di trafficanti e organizzazioni terroristiche”.

Al grido di armiamoci e partiamo la coppia USA/UE ribadisce che il Mediterraneo e il Medio Oriente è cosa loro. Certamente l’audience a cui è rivolto il roboante messaggio non sono i paesi rivieraschi a Sud dell’UE ma con buona probabilità si tratta della Russia e della Cina e marginalmente dell’Iran. Tutto questo attivismo si palesa pochi giorni dopo la riunione dei ministri degli esteri della Nato svoltasi in Turchia e conclusasi con una goliardia canora che lascia piuttosto stupefatti sulle note di “noi siamo il mondo” (qui il video).

Non ci resta che sperare che i nostri magnifici e determinati leader abbiano chiaro che cosa stanno facendo e le conseguenze delle loro intrepide azioni. Ma andiamo con ordine.
L’intervento delle forze speciali americane in territorio siriano – benché in aree controllate dall’IS – è una novità rilevante. Innanzi tutto, il fatto segnala la volontà USA di rimettere gli ‘scarponi sul terreno’ dissimulando la cosa in un intervento antiterrorismo specifico e limitato. L’operazione ha svelato agli occhi degli altri la rete di intelligence americana operativa in quei territori, rendendola non riutilizzabile una seconda volta. A chi ha giovato? Uccidendo i leader dell’IS non si ottengono informazioni utili per altre azioni di intelligence. E poi, sebbene leader importanti non è credibile che fossero tali da giustificare di “usare” in questo modo una sofisticata rete di intelligence e controspionaggio. Sul piano tattico non ha dato effetti tanto che l’IS ha continuato la sua avanzata con successo verso Bagdad. Rassicurare i paesi del Golfo che gli USA stanno dalla loro parte? Anche quest’obiettivo non sembra sostenibile. Inviare ad Ankara il messaggio che la bonanza da riciclaggio del petrolio dell’IS non potrà continuare? Forse. Francamente non si riesce a capire la strategia dell’azione americana. Quindi si può dire solo che probabilmente il vero obiettivo era un altro e che per ora l’operazione non è andata a buon fine.

Le notizie non confermate (leggi qui) di un coinvolgimento francese in un tentativo di assassinio del presidente siriano Assad aggiungono motivi di preoccupazione. È chiaro che la Francia non vuole essere marginalizzata nel “nuovo” Medio Oriente e si attiva nelle sue aree di competenza assegnatele nel 1916, Siria, Libano e Israele. Il tutto va inserito nel quadro più ampio che è nascosto dietro la cortina fumogena dei negoziati sul nucleare iraniano. Nonostante le pressioni di Israele, particolarmente del traballante Netanyahu, gli USA e l’Iran sembrano decisi a chiudere l’accordo entro la data prevista del 30 giugno. Le recalcitranti monarchie del Golfo sono state portate di peso a Camp David per firmare una dichiarazione di sostegno all’azione americana con l’Iran. In cambio hanno ricevuto armamenti nuovi, rassicurazioni di difesa e una certa libertà d’azione in Yemen. In pratica, sembrerebbe che la parte nascosta dell’accordo con l’Iran preveda la divisione del Medio Oriente in aree di influenza gestite dalle potenze regionali, Iran e Arabia Saudita tramite il GCC, sotto l’ombrello USA. Come dicevamo, la Francia sembra aver già fatto sapere che non intende essere fuori dalla partita. Quanto alla Russia e alla Turchia non è ancora chiaro che posizione prenderanno, ma è prevedibile che senza compensazioni assai consistenti non accetteranno l’esclusione. La Cina per ora fa buon viso a cattivo gioco ma certo non sarebbe tanto felice di vedere il terminal delle sue nuove vie della seta, l’Iran, passare in campo occidentale. Sebbene i negoziati sul nucleare iraniano vedano applicata la formula del P5+1 e la presenza dell’UE, è proprio quest’ultima a non esistere oltre un ruolo di mera rappresentazione. L’accordo che ci sarà è tra USA e Iran, mentre gli altri sono necessari comprimari che non devono disturbare i veri manovratori.

Gli effetti di questi scenari si vedranno nel Consiglio di Sicurezza dell’Onu che sarà a breve chiamato a decidere se autorizzare l’UE nella missione militare navale nel Mediterraneo. Per ottenere il mandato Onu, Mogherini è stata due volte a New York negli ultimi dieci giorni: per essere pienamente operativa, è necessario che il Consiglio di Sicurezza approvi una risoluzione in base al capitolo 7, che fa riferimento all’uso della forza. L’UE ha escluso di voler condurre operazioni militari sul territorio della Libia e ha coniato la formula molto ambigua di voler “distruggere il modello di business dei contrabbandieri e il network di trafficanti” che, secondo la Mogherini, non significa “andare ad affondare i barconi”. Quindi è molto fumoso ciò che realmente vuole fare l’UE. Oltre a qualche paese europeo che si è smarcato da subito sulle questioni delle quote obbligatorio per l’accoglienza dei richiedenti asilo e dei migranti, sarà nel Consiglio di Sicurezza il vero scontro. Infatti, dei cinque membri quattro potrebbero creare non pochi problemi alla giovane cooperante fatta ministro degli esteri dell’UE. Il Regno Unito avrà difficoltà ad appoggiare la risoluzione sull’uso della forza se non sarà accettata la sua posizione contraria alle quote. La Francia rinverdirà la sua retorica illuministica e potrebbe astenersi. Ma il vero scoglio sarà posto da Russia e Cina che per motivi diversi non vedono affatto di buon occhio l’attivismo militaresco della coppia USA/UE. Non si può dar loro torto visto che prima vorranno vedere scoperte le carte dell’accordo USA-Iran. Inoltre, per la Russia sarà difficile cooperare senza trovare una dignitosa soluzione al caos creato sui suoi confini occidentali e sud-occidentali.

In conclusione, stiamo entrando nel ‘nuovo Grande Gioco’ che, come all’inizio del XX secolo, vuole ridefinire le aree di interesse eurasiatiche e mediorientali. I rischi di una conflagrazione restano pertanto molto alti.

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