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Che cosa penso del reddito di cittadinanza a 5 stelle

Beppe Grillo

Adesso è arrivata l’ora del reddito di cittadinanza di stampo grillino. Di fronte a quel disegno di legge strampalato, i partiti di sinistra sono in evidente difficoltà. Perché è vero che in Italia mancano strumenti di carattere inclusivo e che le misure per contrastare l’indigenza e la disabilità sono frammentate e categoriali. Eppure, al di là di ogni altra considerazione, la proposta è debole pure sul piano tecnico.

C’è da presumere infatti che il ‘’reddito di cittadinanza’’ vada a sostituire prestazioni ora vigenti, le quali hanno un costo. Altrimenti si finisce per contare più volte gli stessi poveri, come succedeva con gli aerei di Benito Mussolini e con le vacche di Amintore Fanfani che erano sempre le stesse, trasferite in ogni stalla sociale visitata. Perché non scomputare questi oneri dalla montagna dei 16 miliardi, previsti, che nessuno riuscirà mai a scalare? Oppure perché non immaginare programmi inclusivi meno ampi e soprattutto mirati, tenendo come riferimento l’importo dell’assegno sociale?

Ci vuole poco a capire l’assurdità della proposta: secondo il M5s il mercato interno si rimetterebbe in movimento attraverso una massiccia operazione di spesa assistenziale. Ma se così deve essere non sarebbe più utile agire sugli incentivi alla maggiore occupazione? Che senso ha poi prendere a riferimento i dati della povertà relativa che costituiscono un indicatore delle differenze piuttosto che delle effettive condizioni di indigenza? E che dire dei ‘’patti scellerati’’ tra datori e lavoratori, al riparo dei 780 euro mensili, che incrementerebbero il lavoro sommerso?

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