La tattica gestionale di Renzi ancorché a volte criticabile ha finora mostrato invidiabile decisione. E’ inoltre vero che il premier in alcune occasioni ha cambiato idea in itinere con questo non garantendo a tutti la serenità più volte proclamata.
Si vocifera ora che Renzi stia per stupirci con scelte che, seppur tardive, siano ampiamente auspicabili. Nessuno credo possa mettere in dubbio le capacità dei più stretti collaboratori del premier, certo non tutti ugualmente colti, ma sicuramente svegli.
Il problema semmai si ha per qualche nomina, magari anche ereditata dal governo Letta, e per qualche esponente di governo reso ancor più pallido dalle incursioni del premier rispetto a più che resistibili esibizioni.
Probabilmente appare ormai più che evidente come gli scarsi risultati non siano sempre imputabili al ‘disfattismo’ degli oppositori, ma piuttosto alla statura di alcuni attori e, oltre l’incessante pubblicità, non è che nemmeno l’EXPO dia l’auspicato clamore già mancato al semestre di presidenza italiana dell’UE. Di ben altra natura fu l’eco di Shangai e Renzi sente anche a livello internazionale la necessità di affermare un successo nazionale.
Certo il genio italiano è internazionalmente riconosciuto, ma è difficile trovare in Armani o in Bottura meriti aggiunti dalla politica.
Allora si racconta che Guerra e Carrai spingano per qualche scelta di qualità senza considerare, com’è parso nel recente passato, la personalità e l’autonomia come note di demerito. Ecco allora circolare i nomi di over the top come Bernabè, di esponenti della finanza e della impresa come Costamagna o di personaggi innovativi come Scrosati e Novari.
Sarebbe un sussulto meritocratico di cui forse ha bisogno l’immagine di Renzi, ma di cui ha soprattutto un bisogno non procrastinabile il futuro del Paese.
