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Poste Italiane, cosa cambia su consegne e tariffe dopo il vaglio dell’Agcom

Da ottobre prossimo ed entro febbraio 2017 un quarto dei cittadini italiani riceverà la posta a giorni alterni. E per spedirla, toccherà mettere in conto alcuni rincari.

Il Consiglio dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom), presieduto da Angelo Cardani, ha concluso con un via libera l’istruttoria sulle modalità di recapito e sul nuovo piano tariffario presentata dal gruppo presieduto da Francesco Caio.

I due provvedimenti sono stati adottati ieri sera a maggioranza con il solo voto contrario del commissario Antonio Preto.

IL PIANO

Il piano industriale 2015-2019, messo a punto da Caio, è stato approvato dal consiglio di amministrazione del gruppo a dicembre dello scorso anno. Esso prevede la chiusura di alcuni sportelliun rincaro delle tariffe e una parallela riduzione dei servizi. Per il suo varo l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) il 27 marzo scorso ha richiesto a Poste alcune modifiche e deliberato l’avvio di due consultazioni pubbliche: una sulle nuove modalità di recapito degli invii postali a giorni alterni, l’altra sulle tariffe e gli standard di qualità del servizio universale di corrispondenza.

A spingere il gruppo a ripensare il servizio universale, prevedendo la consegna a giorni alterni per il 25% della popolazione, sono stati – secondo l’ex monopolista – il calo della domanda, gli elevati costi fissi legati alla difficoltà geografica per raggiungere fisicamente alcune aree del Paese e i graduali tagli della remunerazione riconosciuta dallo Stato per il servizio universale.

Ecco le conferme e le richieste dell’Agcom che Poste dovrà tener presenti.

I CRITERI PER LA CONSEGNA A GIORNI ALTERNI

L’Autorità (relatore il Commissario Antonio Nicita) ha definito ieri i criteri che devono essere rispettati per individuare i Comuni interessati dalla consegna a giorni alterni, in virtù delle particolari circostanze, anche di natura geografica.

TRE FASI

L’attuazione del recapito a giorni alterni (secondo lo schema bisettimanale, lunedì-mercoledì-venerdì-martedì-giovedì) avverrà in tre fasi successive che saranno avviate rispettivamente il 1° ottobre 2015, il 1° aprile 2016 e non prima del mese di febbraio 2017.

La prima fase coinvolgerà una ristretta fascia di popolazione (pari allo 0,6% della popolazione nazionale) fino al massimo del 25% nella fase conclusiva.

Se dopo la prima fase dovessero verificarsi criticità, l’Autorità potrà intervenire fermando l’ulteriore prosecuzione del recapito a giorni alterni o stabilendo particolari condizioni.

CHI SI È OPPOSTO

Contro la consegna a giorni alterni si sono schierati in molti, Commissione europea in primis, che è intervenuta con una lettera indirizzata all’Agcom definendo il diritto alla comunicazione tra cittadini un obbligo al quale Poste può venir meno solo “in circostanze o situazioni geografiche eccezionali”.

E non ha sortito gli effetti sperati la richiesta degli editori della Fieg all’Agcom di respingere il progetto di Poste italiane affinché non venga negato “l’accesso all’informazione quotidiana e penalizzato l’accesso all’informazione periodica ai cittadini di 5.296 (su 8.046) Comuni italiani”

A chiedere l’attenzione delle istituzioni europee è stato anche l’eurodeputato Pd David Sassoli che ha presentato una interrogazione urgente alla Commissione Europea chiedendo se tale richiesta “non costituisca una palese violazione dei diritti di cittadinanza, che nega l’accesso all’informazione quotidiana e penalizza l’accesso a quella periodica”.

Finora l’eccezione massima consentita nel servizio universale – ricorda l’agenzia Reuters – è stata fatta per la Grecia, dove il 6,8% della popolazione riceve la posta a giorni alterni, anche in virtù della grande quantità di isole che compongono il territorio greco.

LA RICHIESTA DELL’AGCOM

Tenendo conto delle problematiche sollevate con riferimento alla consegna dei quotidiani in abbonamento l’Agcom ha fatto sapere che richiederà a Poste Italiane “di formulare una proposta specifica e migliorativa che sarà trattata nell’ambito di un tavolo con Mise e Dipartimento per l’editoria della Presidenza del Consiglio dei ministri. La delibera adottata dovrà essere comunicata alla Commissione europea”.

LE MISURE TARIFFARIE

La decisione dell’Autorità ha riguardato anche il via libera del nuovo piano tariffario di Poste italiane. Il piano di Caio approvato a dicembre scorso prevedeva la reintroduzione della posta ordinaria al costo di un euro e il passaggio della prioritaria da 80 centesimi a 3 euro. Il tutto con tempi di consegna più dilatati: entro quattro giorni per la posta ordinaria e recapito entro il giorno dopo per la prioritaria, ma solo nell’80% dei casi a fronte dell’attuale 86%.

L’Autorità (relatore il Commissario Antonio Martusciello), ha apportato alcune modifiche stabilendo che, dal primo ottobre 2015, Poste italiane praticherà, per il servizio di posta ordinaria formato standard, un prezzo non superiore a 0,95 euro/invio. Il nuovo servizio di posta ordinaria sostituirà le funzioni di corrispondenza di base al momento assolte dal servizio di posta prioritaria, che sarà sostituito da un nuovo servizio. Esso, oltre a garantire la consegna entro il primo giorno lavorativo, comprenderà un servizio accessorio di rendicontazione degli esiti della consegna.

A che prezzo? “Poste Italiane praticherà per il nuovo servizio di posta prioritaria prezzi ragionevoli, trasparenti, non discriminatori e accessibili all’insieme degli utenti. L’Autorità si riserva comunque la facoltà di rimodulare i prezzi ove riscontri un degrado non occasionale della qualità dei servizi”.

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