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Banche popolari, cosa fare dopo l’irruzione di Renzi

L’abbandono del sistema-Popolari a seguito della riforma di marzo del Governo Renzi ha portato a un dibattito importante sul tema. Mi si chiede spesso cosa penso della riforma delle Banche Popolari in Italia. E’ un argomento non facile da affrontare, pieno di insidie e di aspetti positivi e negativi che spesso si incrociano e, addirittura a volte, si sovrappongono.

Il mio primo pensiero è che sarebbe un delitto, con questa riforma, snaturare tout-court la vicinanza al territorio di questi istituti di credito. Storico valore, questo, che deve in ogni modo essere difeso, tutelato, se non addirittura rilanciato. D’altro canto è altrettanto vero che negli ultimi anni le stesse Popolari – in concomitanza con l’adozione di standard sempre più rigidi internazionali di rilascio del credito, come Basilea 2 e Basilea 3 – hanno avuto e avranno ancora la necessità di uniformarsi a regolamentazioni di gestione del rischio bancario, sempre meno “territoriali”. Si sentiva e si sente tuttora comunque la necessità di una riforma della governance dei nostri istituti di credito, che sia essa endogena o esogena.

A mio avviso, rimane assolutamente necessario e imprescindibile rivendicare la necessità di un sostegno costante da parte delle Banche a un sistema economico, basato anche sulla vicinanza territoriale alle piccole e medie imprese, che ha contraddistinto il grande successo imprenditoriale di questo Paese. Al contempo non si può nemmeno pensare di rimanere esclusi da una importante crescita o apertura all’internazionalizzazione, anche bancaria, attraverso acquisizioni, aggregazioni e fusioni. Visto che il tempo concesso per adeguarsi al nuovo attuale schema di abbandono del voto capitario non appare così breve (si parla di 18 mesi prima dell’entrata in vigore della riforma e di ulteriori 24 mesi di tetto antiscalata, con cap al 5%. Un totale quindi di 3 anni e mezzo), sarebbe buona cosa che il Governo Italiano, oltre a far calare dall’alto decisioni così fondamentali, solleciti, sostenga e, perchè no, si renda anche attore principale di un accompagnamento alla riforma approvata che provenga anche dall’interno degli istituti di credito, di una autoregolamentazione che porti poi, nel tempo stabilito, a una presa di coscienza di “essere Spa” anche di questi istituti di credito, senza che gli stessi, come detto, snaturino la propria identità.

E’ impossibile dimenticare e tralasciare, infatti, che ancora oggi le Popolari, almeno la stragrande maggioranza, mantengano rating più alti, una migliore patrimonializzazione in grado di rispondere ampiamente ai requisiti di Basilea3. Non solo, una associazione di studio importante come la Cgia, l’associazione degli artigiani di Mestre, ha ricordato che tra il 2011 e il 2013 le Popolari sono state fra le poche banche ad aumentare i prestiti alle famiglie e alle imprese.

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