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Tutte le sfide (e le divisioni) dei metalmeccanici

Pubblichimo l’editoriale di “Fabbrica Società”, il giornale della Uilm, che sarà on line martedì 16 luglio

“Iniziamo ad elaborare la piattaforma rivendicativa da presentare a Federmeccanica entro il mese di luglio”, dice Rocco Palombella; ed aggiunge: “Poi, vedremo se sono possibili eventuali convergenze con altri”. La Fiom è titubante: “Per avere una piattaforma unitaria serve un percorso democratico”, gli replica Maurizio Landini. Marco Bentivogli scandisce la posizione della Fim: “C’è convergenza con la Uilm, mentre la Fiom è concentrata su altro”.

Date le premesse, la trattativa con gli industriali metalmeccanici non sarà facile. Lo ha fatto ben intendere il direttore generale di Federmeccanica, Stefano Franchi, che rispetto al rinnovo contrattuale, in scadenza a fine anno, ha osservato: “Più che di rinnovo si dovrebbe parlare di rinnovamento”.

Per capire meglio, quella che sta dietro un’innocente battuta, dovremo attendere il pomeriggio del prossimo 19 giugno, quando si riunirà l’Assemblea generale di Federmeccanica presso la Mole Vanvitelliana di Ancona. In ogni caso la strada è in salita. Probabilmente, in avvio di negoziato gli imprenditori chiederanno ai sindacati metalmeccanici di restituire circa 60 euro rispetto ai 130 medi intascati col contratto precedente. Dato che l’Ipca (l’indice per preventivare l’inflazione) nel prossimo triennio è stimata dall’Istat al 3,9 per cento, non rimarrebbero che pochi euro per la richiesta economica da porre sul tavolo negoziale. Si tratta dell’effetto determinato dalla deflazione sui contratti nazionali che faticano sempre più a tutelare il potere d’acquisto dei lavoratori. Il problema è che la crescita rimane fragile.

Con 9 punti di Pil da recuperare sugli ultimi 8 anni ed il 30 per cento di investimenti in meno, la nostra economia è caratterizzata da un debole tasso di ripresa. La crescita del Pil nel primo trimestre del 2015 è stata dello 0,1 per cento rispetto al medesimo trimestre del 2014. Non è molto. Se guardiamo alla crescita cumulata del Pil negli ultimi 15 anni, l’Eurozona è salita in media del 15 per cento, mentre l’Italia è rimasta a zero. E’ il niente. L’unica crescita congiunturale degli investimenti si è registrata negli ultimi mesi nel settore dei Mezzi di trasporto, ma è proprio qui che occorre la ricerca e l’innovazione determinanti nella rivoluzione in atto nell’industria automobilistica. Anche i dati di Federmeccanica sono espliciti:la nostra produzione industriale, dal 2008 in poi, è diminuita del 30 per cento, mentre la capacità produttiva installata è venuta a mancare per il 25 per cento.

Il settore manifatturiero si può salvare solo puntando alla “Industria 4.0”, caratterizzata da personale altamente specializzato e capace di gestire processi tecnologicamente avanzati. Quindi, a medio termine, brevi cicli produttivi, ma anche il ritorno di produzioni allocate all’estero, dato che la qualità rappresenterà giocoforza il riferimento di molte attività industriali.

Se questa è la prospettiva, è strategico ribadire il valore del contratto nazionale; agire per il recupero di un potere contrattuale sulle tutele individuali; condividere, nell’assetto contrattuale stesso, delle moderne dinamiche retributive legate alla produttività. Ecco, perché non bisogna tergiversare ulteriormente, ma presentare in tempo utile la piattaforma rivendicativa alla controparte. Così si innesta il giusto meccanismo per arrivare al contratto.

Antonello Di Mario

direttore di Fabbrica Società

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