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Ecco come a Palazzo Chigi si sbuffa per Monsignor Galantino

Matteo Renzi si è tenuto alla larga dalla polemica tra Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, Matteo Salvini e Beppe Grillo. Eppure i vertici della Conferenza episcopale italiana, sul tema dell’immigrazione, non hanno criticato solo i “piazzisti da quattro soldi” che speculano contro gli immigrati (con chiari riferimenti indiretti a Salvini e a Grillo) . Infatti monsignor Galantino ha stimmatizzato anche il governo “del tutto assente sul tema immigrazione”, come ha detto in una intervista a Famiglia Cristiana; intervista poi smentita/precisata, con un comunicato del settimanale cattolico in cui si legge che “le dichiarazioni a lui attribuite sono state riportate in modo esagerato nei toni all’interno di un colloquio confidenziale con il nostro giornalista”, Alberto Bobbio, giornalista di lungo corso del settimanale dei Paolini.

Al di là dei toni più o meno esagerati, sta di fatto che quelle parole – seppure confidenziali e frutto di una parte della conversazione che forse, chissà, doveva restare riservata – sono state effettivamente dette. Eppure il premier non ha voluto replicare, a differenza del leader della Lega che (“da cattolico peccatore”, come si è definito) dopo le critiche sui “piazzisti” ha definito “comunista” Galantino in una intervista al Corriere della Sera.

Comunque gli umori della presidenza del Consiglio sulla questione e sul segretario della Cei si possono rintracciare nell’editoriale scritto da Giuliano da Empoli, storico, intellettuale e uno dei consiglieri politici di Renzi a Palazzo Chigi. Da Empoli oggi sul quotidiano il Messaggero ha scritto: “Il protagonismo di Galantino ci riporta indietro di alcuni anni, alla Cei interventista del cardinale Ruini, che Bruno Vespa definiva il supremo regolatore della politica italiana. Sembrava una strada progressivamente abbandonata, prima da Ratzinger e poi, con ancor maggiore determinazione, da Papa Francesco”.

Per da Empoli le sortite di Galantino espongono la Chiesa a tre rischi. “Innanzitutto, ed è il male minore, si sono imbarcati in un’escalation verbale dalla quale è difficile possano uscire vincitori”. In secondo luogo, “hanno reso vulnerabile alle critiche il sistema di accoglienza che fa riferimento alla Chiesa”. Questo perché “se la Cei giudica assente uno Stato che, bene o male, sta fronteggiando un’ondata migratoria che quest’anno potrebbe superare le 200mila unità, cosa si potrebbe dire di una rete, forte di 23mila parrocchie, che riesce ad accoglierne molto meno di un decimo?”.

Infine il terzo rischio: “Fino a quando – scrive il consigliere di Renzi – le parole pronunciate dai vertici ecclesiastici – a cominciare da quelle del Papa – in materia di immigrazione rimangono nella dimensione spirituale, possiedono un’autorità morale incontestabile (…) Ma se l’esortazione a spalancare le porte a tutti i migranti, senza distinzione alcuna, si trasferisce dalla sfera religiosa a quella delle policies, rischia di cadere nell’ingerenza e, soprattutto, nella demagogia”.

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