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Così Renzi ha (per ora) risolto la grana Roma

Qualcuno al termine della conferenza stampa, in cui è spiccata l’assenza di Matteo Renzi, lo ha appena sussurrato. “Marino è stato subcommissariato”. In parte quel qualcuno ha ragione. Perché se è vero che il Comune di Roma non è stato sciolto per mafia e che il sindaco Ignazio Marino è di fatto salvo, allora è anche vero che da oggi molte delle funzioni fino a poche ora fa in mano al sindaco sono finite sotto la tutela dell’ormai renziano prefetto Franco Gabrielli, che il premier e leader del Pd ha deciso di affiancare a Marino nella gestione della città, creando una sorta di governatorato parallelo: il prefetto con Marino si occuperà di circa l’80 per cento degli ambiti amministrativi del primo cittadino.

Il Consiglio dei ministri ha rispettato in pieno le attese della vigilia, evitando l’estromissione di Marino, ma nemmeno mettendogli in mano un assegno in bianco sui lavori per il giubileo. D’ora in poi, qualunque inziativa prenda, il sindaco se la dovrà vedere con Gabrielli. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti lo ha messo in chiaro fin da subito, comunque: “Non c’è nessun commissariamento ma un ruolo di raccordo del prefetto di Roma analogo a quello esercitato da quello di Milano con riferimento all’Expo”. Renzi insomma ha voluto ancora una volta ricorrere a una soluzione salomonica, con Marino rimasto in sella ma sotto la tutela di Gabrielli.

COME CAMBIA L’ASSETTO DECISIONALE DEL CAMPIDOGLIO

L’immagine del Campidoglio che esce dalla riunione dei ministri è quella di una giunta la cui sfera decisionale è stata fortemente limitata. Di fatto i punti su cui Gabrielli e Marino dovranno trovare la sintesi sono sostanzialemente otto, di cui il più importante è quello sugli appalti, dove il prefetto potrà intervenire direttamente sui tempi: accorciandoli, qualora necessario, per consentire la realizzazione dei lavori in tempo per il Giubileo (da 30 giorni a 15 il tempo per la presentazione delle offerte, da 60 a 30 per la pubblicazione del bando). E considerando che mancano una novantina di giorni all’apertura della Porta Santa, bisogna fare in fretta. Altri interventi da decidere a tavolino con Gabrielli riguardano l’ambiente, la revisione dei contratti con Ama, l’immigrazione e un più stretto monitoraggio sugli acquisti del Comune. Ma Gabrielli dovrà fare molto di più. Ad esempio studiare a tavolino tutti gli interventi per il risanamento dei settori maggiormente esposti alle infiltrazioni mafiose.

LA RELAZIONE DI ALFANO

Altra questione molto attesa, era la famosa relazione del ministro dell’Interno Angelino Alfano. Più volte rinviata (doveva approdare sul tavolo del Cdm a inizio agosto), il documento avrebbe dovuto sancire il tasso di mafiosità a Roma. Che evidentemente, secondo il ministro, non è così alto visto che verrà sciolto il solo municipio di Ostia. “Non esistono i presupposti per un commissariamento ma un supporto del Viminale è necessario per invertire la rotta visto che la situazione amministrativa di Roma è da correggere”, ha detto Alfano. In altre parole, nessun colpo di spugna sulla Capitale, solo una stretta sulla vigilanza dell’Interno sull’operato del Comune.

IL NODO DELLE RISORSE

Ora c’è da affrontare la questione dei soldi. Il grosso delle risorse per il Giubileo arriverà dal bilancio comunale, ma non è escluso che il Governo posso concedere alcuni finanziamenti extra. La prossima settimana il sindaco andrà al ministero dell’Economia per discutere della gestione dei fondi e non è escluso che alla fine si possa strappare un bonus.

L’IMBARAZZO DI ALFANO

Al Governo non deve essere comunque piaciuta l’assenza del sindaco, in vacanza alle Bahamas. Lo dimostra un certo imbarazzo di Alfano che alla domanda su cosa ne pensasse, dopo un attimo di esitazione, ha abilmente la questione, cedendo la parola a De Vincenti. Un silenzio assordante, ovvero eloquente.

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