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Tagliare le imposte sugli immobili è cosa buona e giusta. Parola di Confedilizia

Pubblichiamo la lettera che il presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa, ha inviato al quotidiano La Stampa

Gentile direttore,

in un’intervista a La Stampa, il Vicepresidente lettone della Commissione europea, Dombrovskis, ha detto: “Noi non suggeriamo in genere agli Stati di ridurre le imposte sugli immobili perché non riteniamo sia un tipo di tassa che va a detrimento della crescita”. Un’affermazione che impone almeno tre osservazioni.

La prima è che un concetto del genere, anche se fosse condivisibile, diventa improponibile se affermato in assoluto, senza alcun riferimento al livello di tassazione immobiliare presente nel Paese considerato. Ridurre la tassazione sugli immobili non è mai preferibile? Neppure quando il suo livello abbia superato qualsiasi limite di sopportabilità (come in Italia, dove le imposte patrimoniali del quadriennio 2012-2015 ammontano a 94 miliardi di euro)?

La seconda osservazione è che le imposte sulla proprietà immobiliare considerate dalla Ue hanno diversa natura. Possono, ad esempio, non essere necessariamente a carico dei proprietari degli immobili, bensì degli utenti degli stessi (in caso di locazione, quindi, degli inquilini), come avviene ove sono state istituite delle vere service taxes. Generalizzare è, quindi, pericoloso.

Ma vi è, soprattutto, una terza osservazione da fare. Quella richiamata da Dombrovskis è la tesi di alcuni economisti che – come qualsiasi tesi, di qualsiasi economista – è contraddetta, oltre che dai fatti, dalle tesi di altri economisti. In questo caso, anzi, essa è smentita dalla letteratura economica prevalente, pur se meno “popolare” nelle istituzioni internazionali. Letteratura che scorge il vizio di fondo della tesi “europea” nella considerazione degli immobili esclusivamente quali beni di consumo e non, come nella gran parte sono, quali beni capitali, di investimento, e quindi produttivi: immobili locati, abitativi e non, negozi, uffici, immobili industriali. E senza considerare il filone di economisti che considera beni capitali tutti gli immobili, comprese le abitazioni proprie, ritenute fattore di sviluppo e di crescita in sé.

Forse è il caso di superare certi schemi e confrontarsi con la realtà.

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