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Poste Italiane, ecco passi e sfide di Caio e Todini verso la quotazione

Completata la governance con la nomina dell’ultimo consigliere e la costituzione dei comitati, il gruppo Poste italiane procede verso la quotazione in borsa prevista per i primi di novembre. Non senza un confronto con la Commissione europea sulla riforma dei recapiti e sul contratto di programma, e sotto la vigilanza della Banca d’Italia nel settore bancario. Senza contare l’amaro in bocca per vedersi sfilata dal prossimo anno la riserva per la notifica degli atti giudiziari e le multe, come previsto dal ddl Concorrenza.

IL NUOVO CONSIGLIERE

La nomina di Filippo Passerini, che va a sostituire il consigliere dimissionario Antonio Campo Dall’Orto dopo la nomina di agosto alla direzione generale Rai, completa il cda. Esperto di information technology, Passerini ha lasciato a giugno scorso il colosso multinazionale Procter & Gamble dopo 33 anni di servizio.

COMITATI AL VIA

I Comitati costituiti all’interno del cda – come decido dall’ultima riunione del consiglio – sono formati da amministratori non esecutivi, la maggioranza dei quali indipendenti.
Il Comitato Controllo e Rischi è composto da Umberto Nicodano (con funzioni di presidente), Chiara Palmieri e Roberto Rao; membri del Comitato Remunerazioni sono i consiglieri Filippo Passerini (con funzioni di presidente), Elisabetta Fabri e Umberto Nicodano; il Comitato Nomine è formato dai consiglieri Roberto Rao (con funzioni di presidente), Filippo Passerini e Chiara Palmieri.

L’INPUT BANKITALIA

Sempre su indicazione di Bankitalia è giunta la richiesta alle Poste di sostanziosi interventi riorganizzativi nel comparto bancario.
Essi “hanno portato il gruppo a riscrivere un nuovo statuto per BancoPosta e un nuovo regolamento del patrimonio separato, oltre che linee guida sulle politiche di remunerazione e incentivazione del patrimonio BancoPosta”, ha spiegato Anna Messia su MF/Milano Finanza ricordando che anche “se la divisione BancoPosta non è una banca separata dal resto del gruppo e non fa credito, nella sua attività è equiparabile agli istituti di maggiori dimensioni vigilati da Banca d’Italia”.

IL FARO UE

All’esame della Commissione europea vi è invece la riforma dei recapiti che prevede la consegna a giorni alterna e nuove tariffe e il nuovo contratto di programma 2015/2019 firmato con il Ministero per lo Sviluppo Economico nei giorni scorsi.

La direzione Concorrenza di Bruxelles sarà chiamata a verificare la compatibilità del servizio universale fornito da Poste Italiane e la sua remunerazione rispetto alle direttive comunitarie.
“Il verdetto – si legge sul Sole 24 ore – non arriverà prima dell’Ipo di Poste, se questa si confermerà entro la fine di ottobre”.

“L’aspetto più significativo – ha sottolineato Laura Serafini sul quotidiano confindustriale – riguarda l’incremento via contrattuale, del contributo annuale che Poste può ricevere per il servizio universale e che era stato tagliato da 350 a 262 milioni all’anno fino al 2019 con la legge di Stabilità”.

Il contratto introduce, però, una misura compensativa che ha già spinto i concorrenti di Poste, a partire da Nexive, a presentare ricorso al Tar.
“Il contributo – spiega infatti Serafini – può essere aumentato fino ad un massimo di 89 milioni all’anno grazie al fondo di compensazione”.

LA POSIZIONE AGCOM

Ma chi decide sul fondo di compensazione? A precisarlo è stata l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) dimostrando di non condividere alcuni aspetti del contratto: “L’autorità non condivide alcune previsioni contenute nel comma 3 dell’art. 6 relative al fondo di compensazione. La formulazione non chiara dì alcune previsioni e la fissazione della misura massima della compensazione attraverso il fondo incidono su materie che le direttive deII”Unione europea relative al settore postale attribuiscono alle autorità nazionali di regolamentazione”, ha messo nero su bianco l’Autorità nel Parere sullo schema di Contratto di Programma rilasciato il 17 luglio scorso.

IL DOSSIER RISERVA LEGALE

A minare il percorso verso la privatizzazione è sopraggiunto anche un altro elemento.
Nonostante i malumori espressi dal gruppo guidato da Caio, le commissioni Finanze e Attività Produttive della Camera hanno dato il proprio via libera all’articolo 18 del ddl Concorrenza, che sopprime, dal 10 giugno 2016, l’attribuzione in esclusiva a Poste Italiane della consegna delle notifiche di atti giudiziari e multe.

Per Caio, il monopolio delle comunicazioni via posta delle notifiche di atti giudiziari “è un elemento molto importante per sostenere la trasformazione che ci siamo impegnati a fare. Andare a modificare questa riserva per noi ha un impatto significativo, vista la diminuzione dei fondi da parte dello stato”, ha detto l’ad di Poste. Posizione condivisa da Confindustria, ma non dalla federazione degli operatori privati che aderisco alla confederazione di viale dell’Astronomia.

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