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Prima un vero partito, poi un leader. Agenda teorica per un centrodestra ideale

Conclusosi ormai il ciclo di Silvio Berlusconi in politica, tra i partiti del “centro” e della “destra” si cerca di individuare una personalità che possa guidare l’alleanza e farla vincere. Passera, Salvini, Tosi, Fitto, Afio Marchini sono i nomi ricorrenti.

Il solito discorso della scorciatoia: non ci sono idee nuove e tutto viene surrogato dall’”uomo solo al comando”, anche perché con le sciagurate leggi elettorali degli enti locali così funziona, ma a livello di governo il presidente del consiglio lo nomina sempre il presidente della Repubblica, secondo l’art. 92 della Costituzione tuttora vigente.

Si sono proposti in tanti, ritenendo di possedere i numeri per essere investiti della nomina, dimenticando che nelle elezioni politiche del 2013 non ci fu un uomo che vinse, ma un partito e una coalizione di centrosinistra guidati dal segretario del PD Bersani. E allora non bisogna cercare un leader, ma soprattutto un partito intorno a cui costruire un’alleanza vincente, forte, che possa essere alternativa all’altra di sinistra, guidata forse da Renzi. Il leader della coalizione verrà scelto dopo.

Invece, nell’area del centrodestra si persevera tra tormentate e angosciate sofferenze, per capire come prevalere sui contendenti e indossare la casacca dello sfidante alle prossime politiche.

La situazione allo stato è molto caotica e indefinibile. Un giorno sì e l’altro pure arriva un mister x e dichiara che è lui il più adatto a guidare l’alleanza, poi ne arriva un altro, poi un altro ancora e così di seguito. Si continua a ripetere: basta con l’”uomo solo al comando”, ma poi tra stupore e meraviglia, lo si cerca con caparbietà. Così facendo i vari aspiranti s’incamminano su una strada senza sbocco, perché viene meno la motivazione politica su cui ritrovarsi per una leadership condivisa e riconosciuta, che può portare ad una nuova sconfitta.

Si insiste a cantare la litania del voler mettere insieme i “moderati”, ma non basta, ormai tutti sono moderati, gli estremisti sono scomparsi. Neppure è esausativa l’immagine. Salvini, Alfano, Passera, Fitto, Tosi non ultimo Alfio Marchini non avanzano un programma organico né un appello per spiegare qual è l’idea di Paese che vogliono realizzare una volta al governo.

Si deve invece essere chiari e netti sulla linea politica, e avere una idea concreta di governo, perché la gente vuole capire ed essere posta nella condizione di discernere. Gli italiani chiedono di essere governati da forze politiche coerenti, serie e presentabili, non di essere bombardati e confusi da vaniloqui a ripetizione, domandano che si prenda soprattutto in considerazione la precaria condizione socio-economica del Paese, ormai ai limiti.

Non esiste solo il PD e la sinistra da contrastare, si deve tener conto anche del M5S, ormai non più una forza politica di sola protesta, qualunquista e populista, ma a tutti gli effetti parlamentare. E’ un movimento ormai strutturato e credibile che può affermarsi come alternativa a Renzi.

Passera, Alfano, Salvini, Tosi, Fitto, Marchini non possono continuare a dar vita ad una inconcludente sarabanda, senza comprendere che è necessario partire da una comune piattaforma politica, legata indissolubilmente ai bisogni più urgenti della gente. Una volta trovato l’accordo sui contenuti si passa ad esaminare quale leadership è la più idonea.

Il leader non si impone, ma deve essere l’espressione e la rappresentazione, che gli altri riconoscono, delle affinità ideali, degli interessi e degli scopi, e l’attitudine e la capacità a sintetizzarle.

E’ complicato, ma è necessario. Ed è urgente anche che si utilizzi il tempo che si ha davanti, per costruire immediatamente un contenitore (termine bruttissimo) un po’ partito e un po’ movimento, dal quale far nascere una nuova realtà, alternativa alla sinistra, al PD, al M5S, i cui riferimenti culturali e politici non possono che essere il cattolicesimo politico e le idee della migliore tradizione liberale.

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