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Big data, vi spiego rischi e rivoluzioni della Data driven innovation

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Il dialogo sui Big Data con Reimsbach-Kounatze avrà luogo presso l’Aula Consiglio della Camera di Commercio di Roma (via de’ Burrò). Qui tutte le informazioni sull’evento di Formiche.

I processi di transazione, produzione e comunicazione generano un gran numero di dati digitali conosciuti come big data. Secondo le stime, ogni giorno ne vengono prodotti circa 2,5 exabyte, che corrispondono a oltre 167mila volte le informazioni contenute nei libri della biblioteca del Congresso Usa. La loro analisi sta dando accesso a nuove conoscenze e apportando significativi migliora¬menti nella produzione o nello sviluppo di nuovi prodotti, processi, metodi organizzativi e mercati.

Questo è quanto viene definito data-driven innovation (ddi), una nuova risorsa per la crescita che ha anche la potenzialità di rafforzare l’uso efficiente delle risorse, la produttività e la competitività. Ci sono evidenze che dimostrano come aziende che sfruttano i big data abbiano aumentato la loro produttività del 5-10% e in modo molto più veloce rispetto a coloro che non ne fanno uso. La ddi è un fenomeno dirompente, nel senso che apporta nuove sfide economiche e sociali che hanno bisogno di essere gestite attraverso un approccio che coinvolga le forze governative e tutti i cittadini.

Nel report “Data-driven innovation: big data for growth and well-being”, l’Organizzazione per la co-operazione e lo sviluppo economico (Oecd) propone di dividere in due tipologie le sfide che devono essere affrontate dai decisori politici, affinché vengano massimizzati i benefici della ddi e mitigate le sfide di ordine economico e sociale associate a essa. Il primo sottoinsieme riguarda l’attivazione dei fattori abilitanti della ddi e la capacità di affrontare i suoi effetti dirompenti. Dato che la ddi potrà generare una “distruzione creativa” delle attività economiche e dei mercati, alcuni cittadini e uomini d’affari potrebbero essere contrari al suo sviluppo. I governi possono – però – intervenire attraverso politiche volte a incoraggiare e facilitare la transizione verso un’economia basata sui dati. Potrebbero, ad esempio, stimolare gli in¬vestimenti nella banda larga e nell’ambito dell’Internet of things, nonché nell’analisi dei dati, con un focus particolare nei confronti delle Pmi e nei servizi ad alto valore aggiunto. Supportando investimenti in capitale organizzativo e incoraggiando la cultura della sperimentazione e dell’apprendimento basati sui dati. I policy-maker potrebbero promuovere il cambiamento organizzativo e l’imprenditorialità pubblica e privata; potrebbero favorire, inoltre, cambiamenti strutturali del mercato del lavoro, attraverso la promozione di capacità e competenze per la gestione dei dati e affrontando la disparità nei guadagni con adeguate misure nell’ambito della politica fiscale.

Dal momento che i responsabili politici fanno grande affidamento nella raccolta e nell’analisi delle informazioni, pur affrontando ancora un livello relativamente basso di computerizzazione, sarebbe utile indirizzare la ddi in quelle aree che sono suscettibili di generare benefici in modo rapido. L’informazione del settore pubblico, tra cui i dati del governo, può potenziare efficacia, trasparenza e affidabilità della Pa, aiutando anche a ricostruire la fiducia pubblica. Nel campo della ricerca e della scienza, l’analisi dei dati può favorire una migliore comprensione di fenomeni altamente complessi come ad esempio il climate change e il comportamento umano durante i disastri naturali.

In ambito sanitario potrebbe invece aiutare a rivelare gli effetti negativi e imprevedibili delle droghe o contribuire a capire meglio l’evoluzione di malattie come l’Alzheimer. Il secondo gruppo di politiche da considerare riguarda la necessità da parte dei governi di trovare il giusto equilibrio tra i benefici sociali dell’apertura dei dati e le preferenze private che si dirigono invece verso la loro chiusura. Per cercare di sfruttare al massimo le potenzialità della ddi, i governi dovrebbero preservare l’apertura di Internet e promuovere la libera circolazione dei dati. Si tratta, quindi, di incoraggiare il libero accesso e la condivisione dei dati tra tutti gli attori. Alcuni individui e organizzazioni potrebbero però non essere favorevoli all’apertura, che considerano una minaccia da monitora-re attraverso la protezione di privacy e proprietà intellettuale.

Bisognerebbe rafforzare la partecipazione dei cittadini e la trasparenza nella gestione dei dati, oltre a favorirne l’uso responsabile, in particolare dei dati personali. Per le aziende, i governi dovrebbero considerare meccanismi di incentivazione sia attraverso i diritti di proprietà intellettuale sia attraverso forme alternative, al fine di assicurare una sufficiente appropriazione del ritorno sugli investimenti. Dato che la ddi potrebbe accelerare la concentrazione del mercato, a potenziale detrimento dei consumatori, ai policy-maker è richiesto di promuovere il dialogo tra le autorità regolatorie, in particolare quelle che si occupano di concorrenza, privacy e protezione dei consumatori. Nell’affrontare questi due insiemi di sfide, i politici dovrebbero riconoscere che la ddi può favorire la concentrazione e una maggiore asimmetria delle informazioni tra individui e organizzazioni, tra imprese tra-dizionali e imprese che lavorano con i big data e tra governi e queste ultime.

Tali cambiamenti potrebbero portare a sostanziali variazioni di potere che, se non opportuna¬mente gestite, potrebbero peggiorare le disuguaglianze esistenti e portare a una nuova forma di digital divide. I responsabili politici devono lavorare per garantire che i benefici siano maggiori dei rischi. La ddi si candida a trasformare tutti i settori dell’economia, dall’industria Ict ai settori a basso contenuto tecnologico, dall’agricoltura al settore manifatturiero. Allo stesso tempo, i big data hanno la potenzialità di aiutare ad affrontare le più grandi sfide globali e sociali come il climate change, i disastri naturali, la salute, l’invecchiamento, la sicurezza energetica o l’urbanizzazione. La posta in gioco è alta.

Articolo pubblicato sul numero di Formiche di luglio

Traduzione di Valeria Serpentini

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