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I giovani, la fede e il Giubileo. Parla Monsignor Leuzzi

Il prossimo 8 dicembre avrà iniziò il Giubileo straordinario voluto con forza da Papa Francesco. Da tutti i punti di vista, un’opportunità per l’Italia, di nuovo sotto i riflettori del mondo dopo il successo di Expo. Un appuntamento che rappresenta però anche l’occasione per rimettere al centro del dibattito tematiche spesso tralasciate dall’opinione pubblica e a livello mediatico, come quelle attinenti alla fede e alla religione.

LA PRESENTAZIONE

In questo contesto, si inserisce la presentazione del libro scritto dal vescovo ausiliare di Roma e direttore dell’Ufficio per la Pastorale Universitaria, Monsignor Lorenzo Leuzzi, dal titolo “Perché credo. Vademecum dei giovani per l’Anno della Misericordia”. L’iniziativa – che si è svolta a Roma, nella sede della Biblioteca Angelica a piazza Sant’Agostino – è stata organizzata da AGOL (Associazione Giovani Opinion Leader), in collaborazione con Formiche e La Scossa. A moderare l’evento, il fondatore di Formiche, Paolo Messa. I saluti introduttivi sono stati invece affidati al presidente di AGOL, Pierangelo Fabiano.

(LE FOTO DI UMBERTO PIZZI ALLA PRESENTAZIONE DEL LIBRO)

I GIOVANI E LA FEDE

Monsignor Leuzzi ha raccontato di non avere dubbi sul fatto che, in barba ai luoghi comuni imperanti, anche i giovani si interessino di questi argomenti. “Credo che vogliano sapere davvero cos’è il Cristianesimo” ha osservato il vescovo. “Può sembrare strano – ha aggiunto – ma è proprio così”. Secondo Leuzzi, è però necessario che si faccia qualcosa di più perché – ha rilevato – “la cultura contemporanea sta cercando di assorbire l’esperienza cristiana e di fargli perdere quegli elementi di irripetibile novità che la contraddistinguono”. Una circostanza che rende ancora più rilevante – nella sua ottica – il Giubileo straordinario. “Penso sia davvero provvidenziale che Papa Francesco lo abbia indetto. Il tema della misericordia è il cuore della vicenda cristiana ma per scoprire e vivere la misericordia, è essenziale che la Chiesa offra ai giovani le occasioni per riflettere e capire”.

FEDE E UNIVERSITA’

Considerazioni in linea con quelle espresse dal direttore generale della LUISS Guido Carli, Giovanni Lo Storto: “L’università è un luogo in cui c’è un incontro continuo, un incessante scambio di idee che costituisce la condizione necessaria perché ci si confronti anche su temi come la religione e la fede”. Lo Storto ha poi sottolineato come la crisi economica abbia inciso sul rapporto tra giovani e fede. “La mia sensazione – ma è un’opinione del tutto personale – è che i giovani abbiano avuta meno negli anni passati. Oggi, invece, arrivano in università ragazzi e ragazze che, di fatto, non hanno mai conosciuto un mondo che non fosse dominato dalla parola crisi. Chi oggi ha 18 anni, ne aveva 10 quando tutto è cominciato. Si tratti di ragazzi che per alcuni versi sono più fragili e per altri più disincantati. Ciò ha creato uno spazio utile per la fede, che per molti di loro è diventata un’opportunità per vivere meglio la propria vita”.

(CHI C’ERA ALLA PRESENTAZIONE DEL LIBRO DI LEUZZI. TUTTE LE FOTO DI PIZZI)

FEDE E POLITICA

Alla presentazione del libro di Monsignor Leuzzi, hanno partecipato anche due rappresentanti del mondo della politica, la deputata del Partito Democratico, Anna Ascani e quella di Forza Italia, Annagrazia Calabria. Una presenza – la loro – utile anche per discutere di un tema da sempre molto dibattuto, soprattutto in Italia: l’attivismo politico – in uno Stato laico – da parte di persone che si dichiarano apertamente cattoliche.

FEDE E GIORNALISMO

Su quale sia l‘atteggiamento professionale che deve tenere un giornalista credente, quando racconta un fatto religioso come ad esempio il Giubileo, ha parlato il volto noto del TG1 Barbara Carfagna. “Ci vuole sempre un’accortezza particolare. I valori etici sono fondamentali per mantenere comunque un’oggettività giornalistica, rappresentano il faro che deve ispirare la nostra professione”. Ciò però non vuol dire – ha chiarito Carfagna – che il giornalista debba limitarsi “ad una cronaca indeterminata del fatto che spesso non dà al lettore o al telespettatore la possibilità di farsi un’idea costruttiva dell’accaduto”.

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