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Così la Nato si prepara alla guerra con Isis e Russia

Mentre la crisi di Kiev continua a infiammare l’Est Europa e nel Mediterraneo aumentano i rischi derivanti dalla crescita dello Stato Islamico in teatri come Libia, la Nato mostra i muscoli. Lo fa partendo dall’Italia, dall’aeroporto di Trapani Birgi, dove domenica scorsa si è svolta la cerimonia d’apertura della Trident Juncture 2015, definita come “la più grande esercitazione dell’Alleanza atlantica dalla fine della Guerra fredda ad oggi”.

LE PAROLE DI VERSHBOW

La cerimonia di apertura si è svolta lunedì scorso nella base dell’Aeronautica Militare di Trapani, che nell’ambito del contributo italiano all’esercitazione – il cui scenario è l’invasione di uno dei Paesi alleati e potenziali rischi nei confronti di un altro – svolgerà il ruolo principale, data anche la forte valenza della componente aeronautica. “La Nato è pronta a difendere qualsiasi alleato contro qualsiasi minaccia”, ha detto a Trapani, il vice segretario generale della Nato, Alexander Vershbow, spiegando quanto questo tipo di attività sia vitale per la sicurezza. “Le sfide – ha aggiunto – cambiano continuamente ed è necessario oggi più che mai saper rispondere rapidamente”. “Trident Juncture 2015 è un’esercitazione sofisticata e realistica. Ci servirà a capire come lavorare assieme, a testare ogni assetto e procedura. Ci saranno tante lezioni da imparare”.

LA SPIEGAZIONE DI BREEDLOVE

Questa esercitazione, ha spiegato nei giorni scorsi il comandante delle forze Nato in Europa, l generale Philip Breedlove, “manda un messaggio molto chiaro a qualsiasi aggressore potenziale”. Parole che, secondo Defense News, sono di fatto un messaggio forte per tutti gli alleati preoccupati per la minaccia russa”, in questo caso Polonia e gli Stati Baltici. “Ogni tentativo di violare la sovranità di una nazione Nato”, ha aggiunto, “comporterà l’impegno militare di tutti i Paesi dell’Alleanza”.
In verità, prosegue il sito, il test simulerà un potenziale conflitto negli Stati immaginari di Kamon, Lakuta e Tytan, collocati geograficamente in un’area compresa tra il Corno d’Africa e il Sudan.

LE TENSIONI CON MOSCA

Il vice segretario della Nato, l’ambasciatore Alexander Vershow, ha negato qualsiasi collegamento tra l’esercitazione nel Mediterraneo – che ha ufficialmente il compito di verificare la capacità, della coalizione, di rispondere in tempi molto brevi e agilmente al terrorismo di matrice islamica che mette a repentaglio la sicurezza del fianco Sud dell’alleanza – e la minaccia russa.
Ma Trident Juncture, rileva la stampa specializzata, sarà anche l’occasione per testare la nuova forza di reazione rapida della Nato, nata proprio per fronteggiare un potenziale e improvviso allargamento del conflitto ucraino.
E “a conferma della tensione con Mosca”, rimarca Il Sole 24 Ore, è arrivata ieri “una nota ufficiale del ministero degli Esteri russo che condanna i piani dell’Estonia di espansione della base aerea Nato di Amari” Recita così: “Alla luce delle ripetute speculazioni sulla necessità per la Nato e in particolare degli Stati Uniti di dispiegare forze aggiuntive sul suo fianco orientale noi giudichiamo questi preparativi come apertamente provocatori e mirati a destabilizzare la situazione”.

CHI ERA PRESENTE

All’evento inaugurale hanno partecipato lo stesso Vershow, gli ambasciatori del Consiglio Atlantico e alcuni esponenti dei vertici militari dell’Alleanza, come il comandante supremo alleato della Trasformazione (ACT), il generale Denis Mercier e il comandante del Comando alleato interforze di Brunssum (JFC B), il generale Hans-Lothar Domrose. Per l’Italia erano presenti il sottosegretario alla Difesa Gioacchino Alfano e il capo di Stato maggiore della Difesa, il generale Claudio Graziano.

CHI PARTECIPA

Trident Juncture 2015, spiega una nota dello Stato maggiore della Difesa, è un test “che vede la partecipazione di oltre 140 aerei e 60 navi e di 36 mila militari di 28 Paesi dell’Alleanza e di 7 partner, Finlandia, Svezia, Austria, Bosnia Erzegovina, Macedonia, Australia e Ucraina”, che per tre settimane si addestreranno nella Penisola, in Spagna e Portogallo. Proprio la possibile adesione di Kiev alla Nato, che impegna l’Alleanza sul fianco Est, è osteggiata da Mosca e secondo gli analisti rappresenta una delle principali cause scatenanti della sollevazione dei ribelli filo russi foraggiati dal Cremlino.

LA PRESENZA ITALIANA

Per quel che riguarda il nostro Paese, aveva già detto rispondendo ad un’interrogazione parlamentare il sottosegretario Alfano, la Nato prevede di impiegare per Trident Juncture 2015 “un totale di circa 3.500 militari italiani (schierati tra Spagna, Portogallo e Italia)”. Secondo il dicastero di Via XX Settembre, “a livello nazionale, il coinvolgimento prevede l’invio di elementi dell’Esercito in Spagna, Portogallo e a Capo Teulada, di assetti aerei dell’Aeronautica presso le basi di Trapani, Decimomannu, Pratica di Mare, Pisa, Amendola e Sigonella, mentre per la Marina militare saranno presenti assetti navali inclusi nell’esercitazione nazionale Mare Aperto, collegata alla Trident Juncture 2015”. Così come ci sarà “il coinvolgimento del Comando integrato della componente aerea (Joint Force Air Component Command – JFACC) dell’Aeronautica militare di Poggio Renatico (Ferrara)”.

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