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Internet, siamo vicini ad una cyber Pearl Harbor?

cybersecurity, cyber, Cyber Warfare

Nel 1982 i nomi di tutte le persone che avevano un indirizzo email erano contenuti in un libricino, grande quasi il doppio di quanto sarebbe stato necessario, perché vi era una seconda lista che ordinava tali nominativi in base all’indirizzo email.

Molti di loro – tra cui il computer theorist Danny Hillis – si conoscevano e vi era quindi un clima di fiducia che oggi sarebbe inverosimile.

Questo, per molti analisti, significa anche che oggi su Internet c’è un sacco di gente con cattive intenzioni.

INTERNET ED INFRASTRUTTURE

È innegabile che molti servizi di pubblico interesse si basano o sono legati alla rete. Malfunzionamenti di Internet si ripercuotono su tali servizi e sulla loro qualità.

Nell’aprile del 2013, dice Hillis, successe improvvisamente una cosa molto anomala: una grossa percentuale del traffico Internet mondiale cominciò a passare – incluso un sacco di traffico tra installazioni militari degli Stati Uniti d’America – attraverso la Cina (re-routered). China Telecom parlo di onesto errore; ma figuriamoci cosa potrebbe accadere in caso di attacco deliberato.

Hillis pone perciò l’attenzione sul fatto che siamo tutti concentrati a proteggere i nostri computer connessi ad Internet, ma molta poca attenzione è riservata alla protezione di Internet stessa.

Oggi si fa un eccessivo affidamento sulla funzionalità di Internet allo stesso modo in cui facciamo affidamento sulla consegna dell’energia elettrica nelle nostre abitazioni o del gas o dell’acqua, eppure tutti sappiamo quanti disagi ci crea un’improvvisa interruzione della somministrazione di tali fonti energetiche o risorse.

Se Internet non funzionasse, alcuni uffici pubblici che attualmente hanno avuto l’idea di utilizzare il Voip al posto delle linee telefoniche tradizionali sarebbero completamente isolati dal resto del mondo.

Internet non ha una forma immutabile ed è difficile ormai dire cosa sia. È in fieri. Ora dopo ora serve sempre per più cose.

LA NASCITA DI INTERNET

Nel 1957 i sovietici misero in orbita il primo satellite artificiale. Erano gli anni della guerra fredda e il Dipartimento della Difesa americano rispose con la creazione dell’Advanced Research Projects Agency (ARPA), allo scopo di creare una rete informativa impenetrabile e capace di funzionare anche a seguito di una guerra nucleare. L’obiettivo era quello di assicurare l’invio delle coordinate e delle istruzioni di tiro alle basi missilistiche a dispetto di un attacco nemico distruttivo di una parte delle reti di comunicazione. Si dovette attendere il 1964 perché il ricercatore Paul Baran proponesse un sistema “acefalo”, ossia un network distribuito, privo di un’autorità centrale e basato sulla scomposizione dei dati inviati in tanti pacchetti. Grazie a tale soluzione tecnica decentrata si riesce a raggiungere anche l’importante vantaggio di poter ampliare senza particolari difficoltà la rete.

La chiave dell’affermazione di Internet è rappresentata dall’adozione di protocolli trasmissivi standardizzati per la connessione di numerose reti locali e regionali. Si deve innanzitutto chiarire che Internet non è una rete in senso proprio, bensì una “rete di reti”, che ha la caratteristica di non basarsi su un sistema centralizzato di governo delle informazioni e dei dati in essa in circolazione. È in questo senso che si parla di sistema acefalo.

Internet nasce come una rete di computer e di reti di computer, connessi attraverso un sistema di collegamenti multipli, autosufficienti e decentrati. La giustificazione di una tale strutturazione – come si è accennato – sta nella sua iniziale funzione. Alla luce di quest’ultima, è facile comprendere come sia stata impellente l’esigenza che tale sistema fosse capace di trasmettere velocemente comunicazioni senza la necessità di un intervento umano, nemmeno laddove – dinanzi al danneggiamento di uno o più collegamenti – si fosse reso indispensabile un dirottamento delle stesse.

In un sistema di questo tipo, una comunicazione, grazie ad un complesso ridondante di computer, ha a disposizione innumerevoli alternative per arrivare all’indirizzo di destinazione. Ciò significa che non sempre sarà utilizzato il percorso più breve esistente tra due punti della rete. Potrebbe infatti accadere che il malfunzionamento di un nodo lungo tale percorso (impossibilità a ricevere e a trasmettere dati) conduca a scegliere una strada alternativa. Il tutto però nel giro di pochi secondi.

NON ESISTE UN PIANO B

Hillis dice che è necessario trovare un piano B perché nessuno conosce le conseguenze di un eventuale attacco su larga scala all’intera rete. Malfunzionamenti finora sono stati presi in considerazione per singole infrastrutture critiche, ma nessuno probabilmente ha mai realmente immaginato che la principale e fondamentale infrastruttura critica è proprio Internet stessa. La Rete per antonomasia, quella con la R maiuscola.

SIATE REALISTI, PENSATE L’IMPOSSIBILE

Se come dice l’autorità delegata per la sicurezza della Repubblica, Marco Minniti, ricordando l’11 settembre 2001, bisogna credere che ci siano soggetti che – come si usava dire durante il Maggio francese – “sono realisti ed immaginano l’impossibile”, allora forse non è sbagliato pensare che qualcuno potrebbe puntare così in alto.

Culture che stridono così fortemente con la modernità come quelle in cui vivono coloro che combattono per il cosiddetto Stato Islamico potrebbero infatti anche immaginare di poter e voler fare a meno di Internet. Sarebbe come prendere due piccioni con una fava.

Proprio in questi giorni si è rotto un mio hard disk esterno dove conservavo le foto degli anni precedenti questo. Non avendo stampato la maggior parte di tali foto oggi dovrei fare mea culpa se non avessi già immaginato di dover avere un altro hard disk di backup, oltre a mettere sul cloud tali foto per poterle proteggere da accadimenti come questo. Il senso è: prevedere per prevenire.

Hillis parla proprio di un sistema di backup che si rende oggi più che mai necessario.

(fine prima parte)

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