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Che succede alla tassazione degli immobili

Fisco più leggero sugli immobili in affitto. La Commissione Bilancio del Senato ha approvato un emendamento al disegno di Legge di stabilità che prevede la riduzione del 25 per cento dell’Imu e della Tasi stabilite per il 2015 dai singoli Comuni. Ma attenzione, a beneficiarne saranno esclusivamente le abitazioni affittate attraverso i contratti “concordati”. L’intesa tra maggioranza e governo è stata raggiunta nel corso di una riunione a palazzo Madama, alla quale erano presenti il viceministro all’Economia Enrico Morando, le due relatrici Federica Chiavaroli (Ap) e Magda Zanoni (Pd) e il presidente della commissione Bilancio Giorgio Tonini.

CHI COINVOLGE

Il provvedimento si rivolge a quella tipologia di contratto di locazione a prezzi contenuti valido per abitazioni nei Comuni ad alta tensione abitativa individuati con delibera CIPE del 13 novembre 2003. L’attuale cedolare secca sugli affitti è entrata in vigore dall’anno 2014 con il Piano Casa del governo Renzi, grazie al decreto Lupi per il rilancio del mercato immobiliare degli affitti, che intervenne facendo scendere la tassazione ancora più giù, fino al 10%, rispetto a quanto fatto dal decreto del Fare che aveva abbassato l’aliquota dal 19% al 15%.

LE DIFFERENZE

Rispetto ai contratti liberi ci sono due differenze fondamentali. La prima è relativa alla durata: rispetto al tradizionale 4+4, il canone concordato dura tre anni più due di rinnovo automatico alla prima scadenza. La seconda sono le agevolazioni fiscali, sia per il locatore che per l’inquilino. Per stipulare il contratto a canone concordato il contribuente dovrà attenersi entro il valore locativo massimo, solitamente inferiore rispetto ai prezzi di mercato. Il tetto massimo viene stabilito da accordi territoriali tra le principali organizzazioni dei proprietari e degli inquilini.

IL COMMENTO DI CONFEDILIZIA

“Primo passo nella giusta direzione, ma si può fare di più”, è il commento di Confedilizia, l’Organizzazione della proprietà immobiliare.
Il rammarico espresso da Confedilizia è per il fatto che “i tecnici del Ministero dell’economia abbiano all’ultimo momento imposto (sulla base di stime tutt’altro che inoppugnabili) di attenuare un intervento che le relatrici del provvedimento (le senatrici Federica Chiavaroli e Magda Zanoni), con il sostegno di pressoché tutti i Gruppi parlamentari di maggioranza e di opposizione, avevano proposto in misura più marcata”.
L’auspicio è quello che l’esame del disegno di legge alla Camera sia l’occasione per rivisitare la norma, “attraverso una forte e netta assunzione di impegno da parte della politica, che consenta alla maggioranza trasversale formatasi in Senato di far prevalere la propria proposta di fissazione al 4 per mille del limite massimo Imu-Tasi per gli immobili in questione. Una misura che – secondo stime che Confedilizia mette a disposizione – avrebbe un costo di circa 72 milioni di euro”.
Gli effetti? “Così facendo – conclude Confedilizia – si contribuirebbe, come da volontà di larga parte delle forze politiche di maggioranza e di opposizione, a rilanciare il mercato dell’affitto, e con esso la mobilità del lavoro, incentivando un comparto oggi in forte sofferenza e così scongiurando il rischio di tensioni sociali causate dalla diminuzione di abitazioni disponibili”.

NIENTE TASI SE…

La commissione ha trovato l’intesa anche su un altro punto trasformato in emendamento e approvato, che prevede la cancellazione della Tasi per le case date in comodato d’uso ai figli o ai genitori. L’emendamento varrà per un solo immobile, con esclusione di ville e castelli, e prevede che il proprietario, per poter usufruire dell’agevolazione, non debba possedere un altro immobile ad uso abitativo in Italia.

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