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Perché Putin gongola per la guerra a Isis

Vladimir Putin

Pubblichiamo un estratto dell’articolo di Marcello Bussi uscito su Mf/Milano Finanza per gentile concessione del gruppo Class editori.

Ormai si parla apertamente di dividendo di guerra. Perfino l’economista Nouriel Roubini, che si è costruito la fama di super pessimista, si è spinto a dire che gli attacchi a Parigi potrebbero rilanciare l’economia nel caso in cui la Bce decidesse di aumentare gli stimoli monetari più del previsto.

CHE COSA SI MUOVE IN EUROPA

Mentre il premio Nobel per l’Economia, Paul Krugman, ha ricordato che la Grande Depressione seguita al crollo di Wall Street nel 1929 finì proprio a causa della Seconda Guerra Mondiale, che consentì di aumentare a dismisura la spesa statale. Un segnale in questa direzione è arrivato ieri. Il presidente della Commissione europea, Jean Claude Juncker, ha dato ragione al primo ministro francese, Manuel Valls: le spese straordinarie che i Paesi di Eurolandia dovranno sostenere per la sicurezza aggiuntiva dopo gli attentati di Parigi resteranno fuori dal Patto di Stabilità. “La Francia deve affrontare gravi atti di terrorismo e deve affrontare spese supplementari che non devono avere lo stesso trattamento delle altre spese” ordinarie. Il principio “vale anche per gli altri Paesi”, ha dichiarato Juncker. E così i mercati sono ottimisti. Ieri le borse europee hanno chiuso in leggero ribasso dopo i forti rialzi della vigilia. Le classiche prese di profitto, ma con moderazione, alla fine la peggiore è stata Piazza Affari con un ribasso dell’1%, mentre Parigi ha perso lo 0,6%.

I NUMERI DI MOSCA

Positivo per la ripresa anche il nuovo ribasso dei prezzi del petrolio, con il Wti che per qualche minuto è addirittura sceso sotto quota 40 dollari per la prima volta da agosto, segnando un minimo di seduta a 39,91 dollari per poi chiudere in rialzo dello 0,2% a 40,75 dollari. In teoria una brutta notizia per la Russia, che basa la sua economia sulle risorse energetiche. E invece la borsa di Mosca ha festeggiato con il terzo rialzo consecutivo (+1,3%) il riavvicinamento con l’Occidente in funzione anti-Isis in Siria, cosa che rende in prospettiva possibile la fine delle sanzioni economiche contro la Russia.

 

COSA DICONO GLI ANALISTI

Sofia Kirsanova, analista di Raiffeisen Capital brokerage, ha sottolineato che è andato bene soprattutto “il settore bancario, quello che ha sofferto più di tutti per le sanzioni”. Mentre Vitali Manzhos di Obrazovanie Bank ha ammonito che potrebbe essere troppo presto per festeggiare, visto che l’allentamento delle sanzioni non è ancora una realtà. In ogni caso sembra si sia entrati nella strada giusta come dimostra anche l’andamento del rublo: ieri ha perso lo 0,4% nei confronti dell’euro, a 69,587, ma nelle due sedute precedenti aveva guadagnato il 3%. In prospettiva, la fine – o comunque l’allentamento – delle sanzioni non può che fare bene a Eurolandia, in particolare ai due principali partner commerciali di Mosca: Germania e Italia. E una spinta alle esportazioni arriverà anche dal continuo indebolimento dell’euro, sceso fino a 1,0633 dollari, sui minimi da sette mesi. Il rafforzamento del biglietto verde ha poi spinto al livello più basso dal 2010 il prezzo dell’oro, fino a 1.062 dollari l’oncia.

L’IMPATTO PER L’ITALIA

Benissimo all’Italia farà lo scomputo delle spese per la sicurezza dal Patto di Stabilità. Bisogna vedere nella pratica come sarà applicata la regola (per ora siamo solo alle dichiarazioni, sia pure di Juncker). Al momento l’Italia ha chiesto di avere un margine pari a 0,2 punti percentuali di pil per le spese di accoglienza dei profughi. Oltre a questo chiede 0,5 punti per le riforme strutturali e altri 0,3 punti in base alla clausola degli investimenti. Complessivamente, Roma ha chiesto di vedersi riconoscere una flessibilità che vale un intero punto di pil sul 2016. Flessibilità cruciale per evitare una bocciatura del bilancio. Perché il documento di due giorni fa della Comissione Ue ha messo in rilievo un «rischio di inadempienza» dell’Italia sul Patto di stabilità e di crescita, e di “significative deviazioni” rispetto al percorso di aggiustamento dei conti concordato. Ma appunto, il vicepresidente della commissione, Valdis Dombrovskis, ha riconosciuto che se fosse ammessa tutta la flessibilità richiesta queste deviazioni non ci sarebbero più. A quel punto per l’Italia la strada diventerebbe in discesa sul giudizio Ue, che è stato rinviato a primavera. E la nuova apertura di Juncker dovrebbe portare un ulteriore margine.

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