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Che cosa ha in mente Rutelli per il Campidoglio

Cosa vuol fare Francesco Rutelli? A questa domanda difficilmente si darà una risposta definitiva nella manifestazione organizzata sabato 28 novembre a Roma dall’ex sindaco della Capitale. Ma qualcosa in più si capirà.

Saranno una sorta di stati generali della città, una “Leopolda all’amatriciana”, per fare il punto della situazione e cercare di rimettere in moto energie positive dopo la gestione di Ignazio Marino. Con lui Rutelli non è mai stato tenero, specie da quando l’ex radicale si era proposto come elargitore di consigli non richiesti e Marino non se lo è filato. Ma questa è storia passata.

Ora, per dirla alla Rutelli, c’è da “organizzare il futuro”. E così, mentre il commissario Francesco Paolo Tronca non sembra aver smosso granché e il Giubileo è alle porte, l’ex sindaco torna in campo. Ma in che ruolo? Rutelli continua a giurare che non si candiderà. Anche se chi lo conosce bene sottolinea come lui sia “un grande animale politico: fiuta l’aria, intuisce prima degli altri i cambiamenti, quindi mai dire mai”. E’ vero, però, “che è rimasto molto scottato dalla sconfitta subìta da Gianni Alemanno e che a posteriori si è pentito di quella candidatura che sapeva di minestra riscaldata”.

La possibilità di un coinvolgimento diretto alle primarie per il sindaco, dunque, è lontana, ma resta comunque sullo sfondo. Difficile possa pensare di entrare in una futura giunta come assessore, perché la sua figura sarebbe troppo ingombrante. Più realistico, invece, immaginare per lui un ruolo da city manager, figura già sperimentata con successo a Milano. Oppure da suggeritore esterno, da king maker, come per anni è stato nella politica capitolina Goffredo Bettini. Nel frattempo Rutelli tesse la sua tela, con rapporti che vanno dalla politica (Pd, ex Margherita, centristi vari) alla Chiesa, dall’imprenditoria all’universo del sociale, che a Roma conta.

Trasformazione urbana, innovazione, funzionamento della città, turismo e cultura, salute e metropoli, amministrazione, bilancio e aziende. Questi i temi protagonisti della kermesse all’Auditorium di via Alibert, vicino a piazza di Spagna. La prossima Roma è il titolo della manifestazione, che ricorda “La Terza Roma” di Mussolini, il progetto che dall’Eur doveva allungare la Capitale fino al mare.

73 speaker avranno a disposizione cinque minuti ciascuno per esporre la propria idea sulla città. Tra di loro diversi esponenti della giunta Marino, come il vice sindaco Marco Causi, il prefetto Franco Gabrielli, Roberto Morassut, Ileana Argentin, Gianfranco Polillo, David Sassoli (che potrebbe correre alle primarie), Lorenza Bonaccorsi, Giuseppe De Rita, Massimo Smeriglio e un uomo di Chiesa come monsignor Lorenzo Leuzzi. Urbano Barberini e Massimo Wertmuller reciteranno versi, anche del Belli.

Ma l’ospite d’onore sarà Alfio Marchini. Sul quale Rutelli ha speso parole elogiative: “Una persona della società civile con un successo imprenditoriale alle spalle che si mette in gioco per la sua città va sempre apprezzata”, ha detto in più occasioni l’ex sindaco. Ma, giurano i suoi collaboratori, “sabato non ci sarà alcun endorsement di Rutelli verso Marchini”. “La Capitale è stata troppo tempo divisa, questa manifestazione vuole innanzitutto risvegliare un orgoglio romano che possa essere la base per una riscossa civica importante. La kermesse vuole essere un terreno di gioco dove possono confrontarsi persone e idee per formare una futura classe dirigente. Roma non può essere sede vacante”, sostiene Rutelli.

L’iniziativa, però, divide. “Siamo al collasso totale della città, quindi chiunque voglia dare un contributo, ben venga. Per questo motivo da bene Rutelli a smuovere le acque”, osserva il deputato del Pd Michele Anzaldi, un tempo collaboratore proprio dell’ex sindaco e ora renziano, anzi renzianissimo. Più guardingo il Pd romano, dove non mancano perplessità sull’iniziativa. “Su Roma dovrebbero riunirsi Renzi, Gentiloni e Franceschini per decidere chi candidare alle primarie, ma finché non lo fanno, lo stallo continua”, aggiunge Anzaldi. Mentre Matteo Orfini, commissario del partito, dopo l’uscita di Marino sembra defilato: si dedica più che altro, come rivelato da Formiche.net, a radicare la sua corrente in simbiosi con il ministro della Giustizia, Andrea Orlando. E alla kermesse rutelliana Orfini non ci sarà.

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