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L’università non conosce il mercato del lavoro e (Poletti docet) viceversa

Caro Ministro Poletti,

lei lo sa che la laurea a 21 anni oggi è impossibile? A meno che non abbia il diploma magistrale, prima della riforma che lo ha trasformato in Liceo socio psicopedagogico, quando era di soli 4 anni, e in oltre deve aver fatto la primina. Ma in tal caso avrebbe quarant’anni. Perché la scuola superiore, da noi, è di 5 anni dai primi anni novanta. A meno che, ancora, non abbia scelto Filosofia, Giurisprudenza, tutti corsi che ai suoi tempi erano di 4 anni. Perché oggi potrebbe fare così: lei che ha la fortuna economica, studiare al san Carlo di Milano, dove esiste un bellissimo corso del Liceo sperimentale in 4 anni, e quella è davvero la scuola (privata) dei nostri sogni, lo dice chi ha visitato anche quella pubblica in Finlandia e i lettori ricorderanno il famoso articolo sul corriere.it “Guardi com’è fatto il banco e capisci tutto”. Ho visitato quella canadese, e studiato quasi tutti gli altri sistemi scolastici stranieri. Così guadagnerebbe un anno su tutti i colleghi della stessa annata che invece studiando nell’ordinamento italiano escono dalla scuola l’anno dopo la maggiore età. Ma ricordi adesso tutti i corsi sono diventati 3+2, che se non erro fa cinque.

Caro Ministro Poletti, ha sbagliato interlocutore. Ma non è certo il primo. Non sono gli studenti che devono scegliere tra la media e il numero di anni, è il suo governo che deve (se così la pensa) equiparare la nostra scuola superiore a 4 anni come all’estero.

Riformandola a partire dalle scuole medie.

Caro ministro Poletti, ne ha parlato con la sua collega?

I giornali dicono che lei non abbia neppure la laurea, neppure quella a 21 anni con 97. Ai suoi tempi però ci si poteva laureare a 21 anni.

Lei lo sa che la sottoscritta ha invece dovuto duramente litigare con la propria istituzione universitaria che la reputava una laureata precoce? Eh sì caro ministro Poletti esiste anche ciò. Con gli esami finiti, i crediti raggiunti non sei ammesso a discutere la tesi se non sei entrato all’anno accademico successivo. Quanti articoli scrissi all’epoca anche se nel frattempo mi sentivo “uno studio di caso” che definita come eccezione neppure venne preso troppo sul serio.

Quindi come vede ha sbagliato pubblico: doveva rivolgersi come ministro del Lavoro a chi disegna i percorsi di studio, non a chi li subisce.

Altra cosa non di poco conto, almeno per tutti i ragazzi che seriamente stanno studiando in queste ore, e glielo dobbiamo, quando lei parla di 21 anni si riferisce alla laurea triennale? o alla laurea magistrale? che è il conseguimento equiparato alla laurea che hanno preso i suoi amici ai suoi tempi (col vecchio ordinamento). Pensi che bello. Purtroppo ci sarebbe poi il capitolo “tesi all’estero” che denunciai nel 2008 in quanto i bandi sono scritti in tale assurda maniera che per accedervi dovete riportare sulla vostra tabella di marcia fisiologicamente un anno di fuoricorso. Ma non mi dilungo, perché mi sembra di riscrivere il libro “Non siamo figli controfigure”, Sovera, 2010, e sinceramente …

Mi permetto solo di chiederle Caro Ministro Poletti  di mettersi nei panni di uno studente che legge oggi la sua dichiarazione, e capisce come lo Stato che Lei rappresenta creda poco nella sua Università.

Tanto da non conoscerla. Le assicuro che se la conoscesse avrebbe ragione a dire che è importante uscire a 21 anni. Oggi lei però fa parte del sistema che chiede ai suoi studenti in regola di laurearsi a 24 anni. Sono una di quelle. Quindi mi creda. Ho anche avuto tempo di prendere il titolo di “Laureata Eccellente”. E lo so non serve assolutamente a nulla per il suo mercato del lavoro. Ma La Sapienza me lo diede, con la restituzione delle tasse come premio. 1500 euro. Questo “stipendio” il suo laureato immaginario quando lo prenderà?

Buon lavoro.

 

 

 

 

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