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Così la Fim riapre i giochi

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

Un “linguaggio alla Steve Jobs”, così qualche giornale ha definito quello che si parlava alla convention della Fim intitolata, non a caso, “Un Nuovo inizio”. Nella due giorni romana i metalmeccanici della Cisl hanno fatto il punto sullo stato di salute organizzativo. Ed al tempo stesso si sono proiettati verso l’Assemblea organizzativa della Cisl che si è tenuta nei giorni scorsi a Riccione.

Al teatro Ambra Jovinelli la Fim ha raccolto oltre 600 delegati provenienti da tutta Italia e importanti ospiti  che hanno contribuito ad alimentare la riflessione e il dibattito, dal regista e drammaturgo Thomas Otto Zinzi, al giornalista e scrittore Gianni Riotta, all’economista Leonardo Becchetti.
Presenze che testimoniano come l’appuntamento non sia stato concepito solo ad uso interno, ma anche – se non soprattutto – per tratteggiare una possibile via al sindacato del XXI secolo.

Lo spirito della grande assemblea è stato colto al volo da Gianni Riotta che, scherzando ma non troppo, ha attaccato il suo intervento sui BigData economia e lavoro dicendo ai fimmini: “Siete dei marziani nel sindacato di oggi”.

Probabilmente ha ragione. Non è facile oggi imbattersi nel nostro panorama sindacale in un sindacato come la Fim, che di pari passo alla gestione della crisi, con importanti accordi come quelli della Ast di Terni o di Whirlpool, o l’innovativo contratto del Gruppo FCA, ha in questi anni, nonostante la crisi, continuato a raccogliere iscritti e consensi specie tra i giovani. Tutto ciò mentre avviava un lavoro di ricerca e studio su quella che sarà l’industria, la cosiddetta industria 4.0, e le implicazioni dei big data sul sistema produttivo ed economico.

SEMPRE IN CRESCITA

Dallo scoppio della crisi, un terzo del tessuto industriale italiano è sparito. Ci sono stati più di 252.000 licenziamenti, anche se grazie agli accordi sindacali difensivi e agli ammortizzatori sociali sono stati salvati circa 90.000 posti di lavoro. In questo scenario di guerra, i dati mostrano che la Fim ha continuato a crescere: gli iscritti sono 221.711, con un trend di crescita robusto negli ultimi 10 anni (+16, 62%), che si traduce in 9000 iscritti in più, tra i quali 238 giovani under 35. Le nuove aziende sindacalizzate sono oltre 1760. Cresciamo – ha spiegato Marco Bentivogli, giovane leader dei metalmeccanici della Cisl – perché ai giovani interessano i sindacati pragmatici, che guardano al futuro come la Fim Cisl.

UNO SCENARIO DIFFICILE

La prospettiva del sindacalismo italiano non è scontata, le difficoltà del contesto economico e sociale e le trasformazioni della società e del mondo del lavoro mettono in discussione il suo ruolo. Per questo serve capacità reattiva, coraggio e un attitudine positiva di rinnovamento. Se non  si ragiona seriamente di rappresentanza e rappresentatività  reali, oltre che di efficienza ed efficacia organizzativa da riconquistare,  diventa un miraggio pensare di ritagliarsi ancora un ruolo di rilievo. Il sindacato, nell’era post-concertazione, ha la necessità di costruire nuove forme e strategie organizzative, recuperando in questo modo ritardi importanti.

GIOVANI SÌ , GIOVANILISMO NO

La Fim ha bandito la retorica su giovani e cambiamento,  ma ha cercato passo dopo passo di mettere in campo nuove strategie e un’ attenzione diversa all’universo dei giovani, cercando, anche fuori da sindacato e in coerenza con la sua tradizione, il modo di diventare soggetto intercettore di persone e di esigenze nuove. Sostituire la retorica sui giovani e sul cambiamento con le strategie sindacali significa intensificare la formazione per delegati e dirigenti,  rendere diffusa ed efficace la comunicazione organizzativa. Significa, anche, tornare alle origini, ad un sindacato che consapevolmente si pone come soggetto di frontiera.

Insomma, la Fim non parla dei giovani per metterli in vetrina o considerarli supporter. Gli offre spazi di protagonismo, che è cosa ben diversa.
Più della metà degli iscritti alla Fim andrà in pensione con il sistema contributivo. La maggioranza della base associativa non ha sentito parlare del lavoro atipico e spesso precario, l’ha invece vissuto per una fase troppo lunga di ingresso al lavoro. I giovani sanno bene che la retorica sui diritti  acquisiti, quando si parla di un mondo che non esiste più,  serve solo  a difendere dualismi sempre più inaccettabili. L’Italia non è un paese per giovani, questo è un fatto. Ma il sindacato deve esserlo. Per questo la Fim sta rinnovando i gruppi dirigenti. Senza nessuna “rottamazione”, che non serve, perché basta applicare le regole e far maturare al proprio interno il senso del limite, al cui posto, in questi anni, nel Paese si è affermato piuttosto il senso di eternità, seppur camuffato in forme e modi di versi, talora abili, altre volte meno.

LA SFIDA DIGITALE

La Fim sta lavorando sulla digitalizzazione del lavoro sindacale, che in Italia  è ancora all’anno zero. Ciò nonostante vi siano decine di migliaia di operatori e delegati che sarebbero i protagonisti più adatti per le nuove forme di smartworking. Certo, il sapere e gli strumenti dell’ ufficio sindacale vanno condivisi, in un sindacato 2.0, su una cloud che li renda molto più fruibili, ovunque e da tutti coloro che si impegnano per la Fim. Sul lavoro di back-office, di progettazione, formazione, programmazione e gestione dati va fatto un salto di qualità. Dei nostri “big data” usiamo al massimo il 10% del potenziale. Dovremmo fare come le migliori organizzazioni sociali o le imprese, che hanno chiamato a questo scopo dei giovani, “nativi digitali”, e riqualificato i loro dirigenti, i quadri, gli staff tecnici e operativi.

Sul piano comunicativo oggi la tecnologia, i nuovi device, i social media, hanno abbassato la soglia di accesso alle informazioni. Ragion per cui la Fim ha deciso da tempo, di cogliere questo vantaggio con una strategia mirata di comunicazione sui social media, nella consapevolezza che le nuove tecnologie consentono un rapporto più partecipato e diretto delle organizzazioni.

FORMAZIONE, LA MARCIA IN PIÙ

Altro capitolo fondamentale è quello della formazione continua. L’evoluzione dell’organizzazione del lavoro, che ha come approdo la fabbrica intelligente in Industry 4.0, necessita sempre più della partecipazione dei lavoratori al miglioramento continuo, alla soluzione dei problemi. Per queste ragioni la formazione del cosiddetto capitale umano diventa centrale nel processo produttivo piatto; così come nelle strategie sindacali, che devono puntare a rendere la formazione un diritto soggettivo, attraverso il quale passa la qualità del lavoro, la soddisfazione e realizzazione individuale, ma anche il riconoscimento economico della professionalità.

Ecco, questo è il “Un nuovo inizio” di una Fim combattiva e moderna, che non da più per scontato il ruolo e la prospettiva del sindacato italiano. Perché una prospettiva ci sarà solo al prezzo di scelte radicali nell’assetto organizzativo e nella stessa missione strategica.

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