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Il fiasco di Bologna

centrodestra

Tanto tuonò che piovve. Così si espresse Socrate dopo un violento litigio con la moglie Santippe, che gli rovesciò dalla finestra un pitale pieno di urina sulla testa. Si sperava che anche al comizio del trio Salvini-Meloni-Berlusconi a Bologna, dopo un fragoroso tuono piovesse, non in senso socratico ovviamente, ma in termini politici. Com’era prevedibile non è successo. E non poteva accadere, perché la compagnia teatrale non era bene assortita, tanto che la commedia andata in scena sul palcoscenico di piazza Maggiore per poco non si trasformava in una rappresentazione tragicomica.

A Bologna è andato in onda un déjà vu ingiallito, sbiadito, privo di effetti al punto che la piazza, più di trenta mila persone, secondo quello che si racconta, ha iniziato a manifestare insofferenza, intolleranza e a rumoreggiare alle solite prediche del Berluska, che durante il suo intervento, oltre a ripetere la solita lamentazione sul conflitto magistratura-politica: in venti anni di suo attivismo politico e di governo non è riuscito a risolvere, ha attaccato con violenza Beppe Grillo, paragonandolo addirittura a Hitler con caricatura infelice.

Salvini, pur acclamato dalla piazza bolognese, non è che abbia fatto una figura migliore, apostrofando Angelino Alfano ministro degli Interni come cretino, e ripetendo i soliti slogan a sfondo razzista, antieuropeista, contro clandestini e migranti di ogni tipo. Il tranquillo nord, dove si delinque come altrove, e forse anche di più deve essere una riserva indiana aperta solo alla gente del luogo, secondo il segretario leghista. Via connazionali e stranieri che disturbano i manovratori lumbard. E in primis fu l’ego.
La Meloni, dulcis in fundo, ha sottolineato beandosi che a Bologna sta nascendo il polo anti-Renzi.

A dire il vero, pur avendo da giorni ritenuto questo evento bolognese non utile per Berlusconi, qualche cosa di più ci si aspettava, proprio per la sua presenza. Non è stato purtroppo così e bisogna prenderne atto. Le nostalgie e i rigurgiti fascistoidi, l’antieuropeismo, l’elevare grida di dolore contro la gente di colore, i clandestini, la delinquenza, proponendo leggi che favoriscono indiscriminatamente la legittima difesa non sono punti sufficienti,puntando sulla paura, per governare l’Italia. Ci vuole altro. Non possono essere gli uomini del palco di Bologna a capeggiare il futuro governo in alternativa a quello guidato da Renzi.

Con questa sinistra attraversata da continue divisioni, ultima quella del gruppo di D’Attorre, e con questa destra nostalgica, retriva, ipernazionalista, razzista, quasi autarchica si sta ritornando ai primi anni della Costituente. Allora però esisteva un forte partito di centro laico, democratico, popolare, di ispirazione cristiana, che con la sua azione, prima politica e poi di governo, riuscì ad essere baluardo attivo contro la destra fascista e la sinistra comunista.

Ad oggi purtroppo non si riesce ancora a ripensare e a generare una nuova idea di partito di centro di stampo cattolico-liberale, che diventi fatto politico concreto. Vale la pena applicarsi per far diventare tale prospettiva reale. L’Italia ne ha indispensabile bisogno. Basta con dei fantasma chiamati centrosinistra e centrodestra, è necessario avere partiti politici solidi, secondo il dettato costituzionale, che partecipano alla vita pubblica del Paese e l’arricchiscono democraticamente.

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