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Suleimani fu ferito dagli ex farmacisti

Il potentissimo generale iraniano Qassem Suleimani è rimasto leggermente ferito durante gli scontri con i ribelli vicino ad Aleppo, in Siria.

Suleimani, in breve. Suleimani è il capo delle operazioni estere delle Guardie rivoluzionarie di Teheran, l’unità che guida si chiama Quds Force; ma Suleimani è molto di più di un comandante, perché è universalmente considerato braccio e mente operativa di tutte le attività che la Repubblica islamica conduce all’estero, dagli attentati mirati contro “i nemici della rivoluzione”, alla strategia di costruzione del consenso che ha piegato sull’asse sciita Siria, Iraq, Libano e Yemen; Qassem Suleimani è l’uomo che ha pensato alla creazione delle milizie paramilitari (politiche) sciite, partiti/milizia che si sono diffusi tra le popolazioni locali e hanno acquisiti via via più potere, al pari di autorità statuali parallele. Più che un semplice generale, è una sorta di eminenza grigia in grado di raccogliere i consensi sia tra i conservatori del potere teocratico, sia tra quelli che rappresentano “il futuro” potabile, politico, dell’Iran come il presidente Hassan Rouhani e il suo super-potente ministro degli Esteri Jawad Zarif.

Le voci. È da qualche giorno che su internet si parla del ferimento di Suleimani, ma figure come la sua sono spesso al centro di speculazioni, quasi mai vere. Due giorni fa, l’Agence France Press ha per certi versi corroborato la notizia, citando Rami Abdel Rahman, che è il capo dell’Osservatorio siriano per i diritti umani, un monitor del conflitto siriano con sede in Gran Bretagna, e una fonte tra le forze di sicurezza. La credibilità alle due fonti è data dal fatto che siano state “certificate” da AFP.

La vicenda. Il generale iraniano sarebbe stato colpito lievemente (non si sa dove e da cosa) nell’area di Al Eis, nel sud della provincia di Aleppo ─ la città rurale ha un suo valore strategico, in quanto si trova sul percorso di alimentazione tra Hama e Aleppo e si affaccia sulla strada Aleppo-Damasco. La zona è sotto il controllo dei lealisti (che in Siria sono composti dalle forze governative, dalle milizia sciite filo-iraniane, dai soldati iraniani e dagli Hezbollah, coadiuvati dalla Russia), ma negli ultimi giorni è stata oggetto di forti ondate offensive da parte dei ribelli. Nell’area, oltre alla qaedista Jabhat al Nusra, sono attive le unità combattenti ribelli di Harakat Ahrar al Sham, una delle più forti tra le opposizioni armate, i Liwaa Suqour Al Sham e gli Harakat Nouriddeen Al Zinki, due gruppi della galassia del Free Syrian Army; gli ultimi hanno ricevuto gli anticarro Tow forniti dal programma che la Cia ha studiato e operato tramite paesi alleati (Turchia e Qatar) per rafforzare tatticamente i ribelli. L’offensiva ribelle è tenuta invece dalla 4° Divisione meccanizzata dell’esercito siriano, squadre di Hezbollah e la milizia sciita irachena (e filo-iraniana) al Nujaba, coadiuvati da consulenti iraniani: probabilmente Suleimani era in visita a queste unità, per organizzare la controffensiva, quando è stato colpito.

Sarcasmo. Lo scorso anno, in giugno, il presidente degli Stati Uniti Barack Obama definì le opposizioni siriani come un gruppo di «ex farmacisti»: pochi giorni fa, gli stessi, per poco non ammazzano uno dei più potenti uomini dell’intero Medio Oriente. Sempre lo scorso anno Obama definì lo Stato islamico un «JV team» del terrorismo, cioè una squadra Juniores: a distanza di pochi mesi, i baghdadisti si sono rivelati il più pericoloso gruppo jihadista combattente e terrorista della storia. Dietro una strategia indecisa, ci sono anche letture sghembe della situazione attuale in Siria: anche per questo le indagini del Pentagono contro gli analisti che hanno sottovalutato la situazione, e la minaccia IS, stanno procedendo a gran ritmo e sotto la pubblicità mediatica.

I precedenti. Gli iraniani hanno subito diverse perdite sul campo, anche se effettivamente Teheran non ha mai confermato la presenza di suoi soldati in Siria se non con funzione di “consiglieri” militari del governo ─ il Pentagono stima che invece ci sarebbero oltre 2000 elementi tra Pasdaran e guerriglieri Basij. Quello che è il dato interessante, è notare la sproporzione tra le uccisioni dei soldati semplici e quelle degli ufficiali: diversi notabili dell’apparato militare iraniano, infatti, sono caduti sul suolo siriano. Tra questi il più importante di tutti è stato il generale Hossein Hamedani, numero due di Suleimani e comandante incaricato della gestione dell’intera campagna politico-militare iraniana in Siria.

 

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